Matrix reloaded

Avete presente quella mitica scena in cui Paolo Villaggio ne “Il secondo tragico Fantozzi”, esclama: “La corazzata Potemkin è una cagata mostruosa!” ? Ecco, signori miei, io domenica sera ho avuto lÂimprudenza di andare a vedere ÂMatrix reloaded e ho rimpianto di non essere rimasta a casa a vedere ÂModa mare a Porto Cervo con Enrico Papi e la guizzante Silvia Toffanin, un interessante esperimento di show senza presentatori.E va bene, la posizione dalla quale ho assistito a questo scempio di pellicola non ha aiutato, lo ammetto.Il mio posto aveva un sapore vagamente fantozziano: era infatti il mitico e temutissimo posto 1 fila A sala 18 del Warner Village, ovvero, Âla poltrona del temerarioÂ. Questa poltrona è venduta dagli addetti alla biglietteria solo ed unicamente in casi estremi, ovvero, nel remoto caso in cui vadano esauriti TUTTI I POSTI, compresi quello su una doga in alluminio del controsoffitto leggermente scomoda ma , pare, con unÂottima panoramica , quello sulle ginocchia del proiezionista che si addormenta quasi subito ma parla nel sonno (il che non sarebbe neanche tutto questo inconveniente se non fosse che racconta il finale del film che proietta al momento), ed infine , quello veramente terribile e solitamente invenduto: la poltrona accanto al tizio euforico e logorroico che il film lÂha già visto ed è lì perché ci ha trascinato qualcuno. Dagli ormai esperti addetti alla biglietteria questo autentico pirla viene riconosciuto al primo sguardo ed una volta che gli viene assegnato un posto , sulla piantina della sala anneriscono i posti a lui confinanti come con le parole crociate per risparmiare a qualche povera vittima di finirgli accanto. Il tizio in questione deve anticipare tutto: alle volte lo fa in maniera clamorosa pronunciando frasi del tipo:ÂTanto Ândo và , ora lÂammazzano! e spesso finisce che qualche pensionato depresso entrato lì con lo sconto ex- ferrovieri ammazza lui. Altre volte, fa la faccia di quello che ne sa una più del diavolo ed allora fa sorrisetti nel momento più tragico per farti capire che finisce bene, oppure, viceversa, nei momenti in cui il protagonista è gioioso perché ha vinto una battaglia o ha conquistato la donna amata, emette grugniti alternati allÂintercalare: ÂSe se, ridi ridi.. o  Che Âse ride!!! o  Ora magari SI pensa che sia finita così, seeeee, gli piacerebbe!ÂEcco, pensate che domenica sera cÂè stato qualcuno che pur di vedere ÂMatrix reloaded ha comprato quel posto. E non pensate che applichino un qualche sconto , anzi, Âil posto accanto al pirla richiede il rilascio di una cauzione di trecento euro o, in alternativa, le chiavi della macchina, perché più di una volta la vicinanza col tizio sfocia in una rissa con conseguenti danni a poltrone e cartonati con Vin Diesel.Io domenica, ignara di questa situazione, mi sono avvicinata alla cassa, ho chiesto un biglietto e la cassiera, con aria luttuosa e fatale, mi ha detto:ÂE rimasto solo il posto 1 fila A sala 18, sempre che il prigioniero abbia confessato (la poltrona viene saltuariamente affittata in qualità di sedia delle torture)Â. Dopo un paio di telefonate piuttosto concitate, si è voltata verso di me ed ha dichiarato allegra: ÂPer sua fortuna signorina, gli sono bastati due minuti su quella poltrona per spifferare i nomi di tutti gli autori di ÂUomini e donne . Il posto è suo. Questa è la targhetta metallica di riconoscimento con il suo nome, cognome e gruppo sanguigno, questo è un documento da firmare in cui dichiara di declinare me , il signor Warner e Bugs Bunny da ogni responsabilità e questo è il telefono, qualora voglia fare una telefonata ad un parente.ÂVado a descrivervi la postazione: come prima cosa cÂè da dire che è situata immediatamente SOTTO il bocchettone dellÂaria condizionata che, vista lÂesigenza di raffreddare una sala da quattrocento posti, produce dei libecci le cui raffiche toccano gli ottanta nodi e sputa inspiegabili spruzzi di spuma marina alternati ad oggetti curiosi quali covoni di paglia e targhe di pescherecci del Maryland. Solitamente, ad inizio secondo tempo, il condizionatore si rompe, per cui quello che nel resto della sala si trasforma in semplice Âcaldo , nel posto 1 fila A sala 18 è unÂescursione termica di tale portata da provocare tutta una serie di effetti collaterali imprevedibili. In particolare, è stato descritto da più testimoni capitati in quella poltrona maledetta , il manifestarsi di un miraggio particolarmente ipnotico e piacevole: nel bel mezzo del deserto i ragazzi di ÂAmici di Maria vengono brutalmente impalati da una tribù di Tuareg il cui capo indossa la maglietta di Operazione Trionfo.La seconda caratteristica di questa poltrona è che si trova perfettamente in linea dÂaria con lÂamplificatore del Dolby Surround. Inutile specificare che sono più innocui due giorni nel reattore numero uno di Chernobyl che due ore di esposizione a quei volumi : a meno di un metro dalle casse dolby surround infatti, una persona sana e di corporatura robusta , cambia colore di capelli, timbro di voce, gusti alimentari , squadra del cuore e in qualche raro caso anche sesso , codice genetico e credo religioso.Infine , la distanza della poltrona dallo schermo è tale che io ieri ho fatto uno starnuto e Morpheus mÂha passato un kleenex. E questo è niente : avrete senzÂaltro visto la lunga scena di sesso tra Neo e Trinity. Ecco , fate conto che i due , dopo due minuti di petting, mÂhanno dato i soldi per andarmi a comprare un cono gelato purchè li lasciassi soli dieci minuti. Ma veniamo finalmente al film. Signori, ve lo chiedo per piacere, non lasciatevi ingannare da quelli che dicono di avere individuato il significato recondito di Matrix e di essere rimasti rapiti dal fascino della pellicola, perché ve lo garantisco, trattasi di quelle stesse persone che fingono sindromi di Stendhal di fronte a due bulloni tra uno zampillo dÂacqua e altre cagate simili denominate Âscultura modernaÂ. Oddio, intendiamoci, se io non ho capito una mazza di Âsto film avrò anche le mie responsabilità , che cÂentra. Se lÂaltra sera per esempio, prima andare al cinema, mentre mi asciugavocol phon lo smalto sui piedi, avessi dato una ripassatina a Bibbia, Buddismo, psicoanalisi freudiana, letteratura cyborg, esoterismo, cristologia, nichilismo, Demiurgo, Arconti, trompe lÂoeil, tecniche della pesca dÂaltura , arte dei tarocchi e del bricolage, magari il senso mi sarebbe parso più chiaro.Così impreparata, in effetti, mi sono trovata a fare riflessioni che faranno inorridire i cultori della saga. Intanto ve lo dico subito: a me, questo Neo, non mÂha convinta per niente. La mia prima perplessità è : visto che si tratta di un eroe positivo che si chiama come una macchia cutanea , dermatologicamente parlando ci troviamo di fronte ad un ÂNeo benignoÂ? Seconda cosa. Perché nel mondo umano si veste in un modo e in quello virtuale si cambia dÂabito? Non è che durante le sue gitarelle nel virtuale fa la valletta a Sanremo e Matrix è in realtà Pippo Baudo? Che poi bisogna che qualcuno mi dica chi è il suo costumista e in base a quale perverso ragionamento abbia decisoil suo look. Fateci caso, perché lÂincongruenza è notevole: questÂuomo, quando se ne sta comodo nel suo paesello, Zion, a giocare a briscola o a smanettare al computer, indossa dei maglioncini di filo talmente lisi e luridi che neanche Cino Ricci dopo tre mesi di traversata nellÂOceano Indiano. Quando fa la sua capatina nel virtuale per partecipare a risse da saloon, si mette cosa secondo voi? Una tuta da ginnastica? I pantaloncini da atletica? Un fuseax da mimo? No, una tonaca lunga fino ai piedi e gli occhiali da sole, che mia nonna quando lÂha visto così conciato nei trailers- tv ha detto: ÂA me Don Matteo coi Rayban non piace! Proprio i suoi occhiali costituiscono uno degli enigmi più insolubili della pellicola: visto che questÂuomo ogni due fotogrammi è coinvolto in una rissa a colpi di kung fu che ÂIl ragazzo dal Kimono dÂoro in confronto è ÂMarcellino pane e vinoÂ, come diavolo è possibile che questi occhiali gli restino sempre incollati alla faccia? Cosa usa per fissarli alle orecchie? La colla per ciglia finte di Moira Orfei? E non venitemi a dire che non è colpa sua, che lui si difende, perchè diciamocelo, Âsto Neo è più litigioso di Sgarbi nel corpo di un pitbull . A lui piace proprio litigare , altrimenti non si spiegherebbe il perché abbia la capacità di volare come Superman, ma prima di sfruttarla per svignarsela, resti ore ed ore a darle di santa ragione. E vogliamo parlare delle zuffe improbabili in cui viene coinvolto? Abbiate pazienza, ma il combattimento cult, ossia quello in cui affronta centinaia di cloni dellÂagente Smith tutti vestiti in giacca e cravatta, chiamatelo pure spettacolare , chiamatelo pure adrenalinico, ma a me è sembrata una rissa nella mensa Telecom.Per non parlare poi dei tafferugli continui con i due gemelli rasta che, non si sa bene perché, girano infarinati fin dallÂinizio e, non per niente, finiscono tra le fiamme suppongo assieme a cavolfiori e zucchine pastellate.I misteri del film sono infiniti: pure questa mania che hanno tutti di chiamare Neo ÂlÂeletto senza che Âsti cacchio di fratelli Andy e Larry Wachowski, i registi, si degnino di chiarire se sia stato eletto nelle liste di Forza Italia o dellÂUlivo, a me ha innervosita non poco. Un altro quesito che tormenta lo spettatore durante tutto il film è il seguente: perché Neo , in un sogno ricorrente, vede lÂamata Trinity precipitare da un grattacielo colpita da un proiettile? A Neo viene la pessima idea di interrogare lÂoracolo sul significato della sua attività onirica e ne scaturisce una dissertazione filosofica di due ore sul libero arbitrio che ha provocato più di un suicidio in protezionisti con depressioni malcurate. Tanto più che , ve lo garantisco, nella maggior parte degli spettatori ancora lucidi senza tante fisime per la testa, si insinua il dubbio che per liberarsi di tali incubi Neo debba semplicemente evitare il pollo coi peperoni dopo le nove di sera.Poi cÂè tutta una serie di elementi che cozzano con la modernità gotica del fim: il consigliere gira per Zion vestito con una specie di accappatoio Zucchi inguardabile, il programmatore di colore sta davanti al computer con una cuffia che sembra quella di Tonino Carino negli anni settanta e, soprattutto, fatemelo proprio dire, la Bellucci ha a che vedere con questo film quanto Rosy Bindi con un club privè. La spiegazione filosofica per cui nellÂultima città umana sulla faccia della Terra, Zion, in una borgata sopravviva il dialetto umbro al momento mi sfugge , ma sono certa che cÂè.Il problema è che Monica non si limita a parlare perugino stetto, ma non riesce proprio a scandire le parole, tanto che quando chiede a Neo il famoso bacio tutti si aspettano che lui risponda:ÂSì, ma prima sputa la patata che hai in bocca.ÂE dopo il bacio, quando la Bellucci , con aria altezzosa, dice a Trinity, : ÂTi invidio, ma tra voi non può durareÂ, beh signori, Trinity reagisce da gran signora, perché unÂaltra al posto suo le avrebbe risposto:ÂTe fa meno la figa che se continui a recitare così duri poco anche tu e la prossima pellicola internazionale che fai è ÂTerra nostra Con Marina Larosa!ÂComunque la Bellucci è comica, ma mai come le altre due figure fondamentali del film: il fabbricante di chiavi e lÂarchitetto. Il primo, con questÂaria mite ed orientale, sembra uno capitato nel film per vendere un accendino a Keanu Reevs. Questo omino apparentemente inutile, ha in realtà tutte le chiavi per il mondo reale che gli penzolano dalla cinta, da quella della Ducati a quella del furgoncino delle patatine San Carlo , da quella della casa al mare di Morpheus a quella delle manette in peluche rosa di Trinity. Memorabile la scena in cui uno dei nemici del mondo virtulale lo sta per uccidere pronunciando la frase solenne:ÂOra tu non sei più necessario! e prima che il fabbricante di chiavi riesca a replicare:ÂPerché, ti sei fatto il cancello elettrico?Â, arriva Neo a salvarlo. LÂarchitetto è invece un tizio insopportabile che invece di fare il preventivo a Matrix per la veranda a vetri che gli aveva chiesto nella prima puntata della saga (pezzo tagliato al montaggio ,ma vi garantisco che cÂera), improvvisa un monologo di mezzÂora comprensibile quanto una preghiera indù, di fronte al quale si arrendono anche i pochi spettatori rimasti svegli.Per fortuna, di lì a poco, arriva la scena finale , anche quella incomprensibile, che poi è poco più di un fotogramma in cui si intravede su una lettiga un tipo che sembra Fabio Volo.Allora. Ora due enigmi legati a questo film ve li risolvo io:il primo è come sia mai possibile che le sale che proiettano una boiata del genere siano sempre piene. La spiegazione è semplice: in realtà si tratta sempre della prima ondata di pubblico che dorme profondamente da quindici giorni causa letargia irreversibile e fulminante dopo il monologo dellÂarchitetto. E questo spiega anche il quesito cartesiano che solleva Morpheus nel film : ÂHai mai provato la sensazione di non sapere se sei sveglio o se stai ancora dormendo? Ah Morphè, dammi retta, domenica sera nella sala 18 del Warner Village cÂerano quattrocento persone che se lo sono chieste per due ore di seguito.