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La piaga degli hashtag bimbominkia

Buongiorno amici, oggi volevo sottoporre alla vostra attenzione una questione drammatica della quale si parla troppo poco, ovvero l’utilizzo improprio e criminoso di quella moderna piaga denominata HASHTAG.
Ora. Va bene utilizzarli per associare un tweet o un post a un argomento specifico, ma mi volete spiegare cosa minchia significano le vagonate di hashtag a casaccio, quasi sempre rigorosamente in inglese, a mo’ di didascalia? Ma perché se metti una foto del tuo cane che piscia contro un albero su instagram, io sotto mi devo leggere ‪#‎cool‬ ‪#‎relaxday‬ ‪#‎fashion‬ ‪#‎summer‬ ‪#‎funtimes‬ ‪#‎happyday‬ e boiate varie? Non sarebbe meglio una didascalia modello titolo di quadro impressionista tipo “Cane che piscia su un albero”? Ma soprattutto. Una foto è una foto. Che sia di un mojito sul tavolo del bar o delle vostre chiappe che si rosolano al sole, non è che diventate più social-fighi se la infiocchettate con sintesi imbarazzanti e il prefisso insta, ‪#‎instantgood‬ ‪#‎instantmood‬ e ‪#‎instantdistaminchia‬ . E infine, se proprio dovete scomodare l’hashtag ‪#‎picoftheday‬, che ‘sta foto del giorno sia come minimo quella di un tizio che ferma un carro armato in Piazza Tienanmen, non la foto del vostro nuovo costume a fascia.
E daje su. Basta con ‘sti hashtag bimbominkia. ‪#‎grazie‬.

Sollecito, Amanda e gli scherzi della memoria

La memoria gioca davvero un sacco di brutti scherzi, quando si tratta di ricordare fatti, orari, nomi che potrebbero aiutare a trovare il colpevole di un delitto. O a consegnare a una storia, a dei familiari, a una morte, almeno la consolazione della verità. La Franzoni, secondo un giudice, avrebbe rimosso l’omicidio del figlio, cristallizzato in una falsa memoria. Non è che non abbia commesso il fatto, non è che menta, semplicemente non ricorda. Il presunto assassino di Yara, in compenso, ricorda cosa ha fatto una sera qualunque di quattro anni fa, quella dell’omicidio della tredicenne. “Avevo il telefono scarico, l’ho ricaricato la mattina dopo”. Capito? Noi non ci ricordiamo cosa abbiamo mangiato ieri e c’è gente che si ricorda quante tacche aveva la sua batteria 48 mesi prima. Sua madre poi, non ricorda addirittura di aver avuto una relazione extraconiugale con un autista di corriera e accusa la scienza di giocare al Piccolo Chimico. Del resto, capita di dire “Scendo alla prossima” e di ritrovarsi incinta di due gemelli, mi pare evidente. E comunque, anche se accade, si può sempre non ricordare, come di obliterare.

E infine c’è Raffaele Sollecito. Che dopo sette anni dall’omicidio della povera Meredith, tre processi (condannato-assolto-condannato) e un’infinità di dichiarazioni a stampa, avvocati, pm e perfino un confronto da bar con Vittorio Feltri in cui la schiacciante prova della sua non colpevolezza divenne “la scarsa avvenenza di Meredith”, ha deciso che ecco, a pensarci bene, non ricorda con tanta chiarezza quello che è avvenuto quella sera. E attenzione, non è che sia deciso a cambiare versione. Non scherziamo. E’ uno coerente lui. Solo che mentre per sette anni ha giurato e spergiurato di non aver potuto uccidere Meredith perchè quella sera era a casa sua con Amanda e quindi lui e la sua ex fidanzata erano inequivocabilmente, insindacabilmente innocenti e con un alibi di ferro, ora, a pochi mesi dalla sentenza della Cassazione, la sua memoria ha un guizzo improvviso. Lui sì, era a casa sua, ma Amanda no. Lei non c’era. E se c’era, non se lo ricorda. E se se l’è ricordato fino ad oggi, udite udite, è perchè era innamorato di lei. L’aveva sempre sostenuta in virtù del sentimento che lo legava ad Amanda, in virtù di una sorta di sudditanza psicologica nei confronti della bella studentessa. Ora però quella dipendenza si sarebbe finalmente spezzata grazie al nuovo amore di Sollecito, una hostess di nome Greta. E viene indetta una conferenza stampa per farcelo sapere. Una conferenza stampa dopo sette anni e tre processi per farci sapere come sono andate davvero le cose quella notte, almeno in casa Sollecito. Perchè lui è difeso da Giulia Bongiorno, mica da un praticante di Giovinazzo e gli avvocati di grido sanno che se Amanda va scaricata e mollata sola col suo caschetto biondo e il suo alibi zoppicante, bisogna che l’annuncio sia d’effetto, mica si può sussurrare in un’ aula di tribunale. Insomma, per conoscere la verità su questa storia, non servivano anni di indagini, innocenti finiti in carcere, sentenze, cassazioni, processi da rifare, periti, dna, impronte, testimonianze, luminol. No, serviva una fidanzata nuova per Sollecito. Dove non sono arrivati i pm, dove non è arrivato il Ris, dove non è arrivato neppure il potere persuasivo del carcere, ovvero alla verità (quella di Sollecito, sia chiaro) , è arrivata una hostess di 20 anni. Che deve avergli detto qualcosa come: “Ora basta con questa Amanda, pensa ai fatti tuoi”. Che si è fatta portare mano nella mano a vedere la villetta in cui s’è consumato il delitto. Insomma, Sollecito sarebbe colpevole non di un omicidio, ma dell’omicidio della sua virilità. Non sarebbe stato un killer, ma un burattino nelle mani di una donna bionda, avvenente, straniera. In fondo, quanti uomini sono vittime di sudditanze psicologiche operate da individui di sesso femminile. Quanti uomini lasciano che la fidanzata decida al posto loro il colore della macchina, il luogo delle vacanze, il nome dei figli o un alibi da fornire agli investigatori con un omicidio di mezzo. E così, i legali di Raffaele chiederanno l’assoluzione . O al massimo, la derubricazione da concorso in omicidio a favoreggiamento. Del resto, inzerbinirsi non è reato. E come hanno detto i legali di Sollecito: “Ora Raffaele penserà esclusivamente a se stesso”. Già. Ora penserà a se stesso. Prima pensava ad Amanda. Viene da pensare che l’unica a cui non ha mai pensato sia proprio Meredith.

O mi vuoi o non mi vuoi

Senti un po’ tu. Qui le cose sono due: o mi vuoi o non mi vuoi. Che poi in realtà dico così ma poi lo so che c’è anche la terza opzione e cioè io ti voglio ma tu non sai se mi vuoi. Allora facciamo così. Anziché provare a convincerti a stare con me come sempre, provo con la strategia contraria. Magari funziona.

Eccoti 10 buoni motivi per cui fai bene a non fidanzarti con me: Continua

La Seredova va in Brasile, Buffon porta ancora la fede e la D’Amico fa la gnorri

Il mio articolo su Libero:

Lo confesso: a me il triangolo Buffon/Seredova/D’Amico sta creando non pochi complessi di inferiorità. E non perchè il più basso dei protagonisti è comunque alto quanto Kobe Bryant con me a cavalcioni, ma perchè il buonsenso, l’equilibrio, la pacatezza dei tre nel gestire la situazione è una roba da manuale e io i manuali, di fronte a conflitti di natura sentimentale, li ho sempre lanciati in testa a qualcuno. Specie quelli sopra le quattrocento pagine. Nulla, del resto, in questa faccenda è clichè. Tutto, al contrario, capovolge le nostre poche granitiche certezze: gli uomini non mollano le mogli. Le ex mogli fanno delle guerre agli ex mariti che la Cambogia al confronto è un tè con le amiche. Le soubrette scelgono di vivere con pudore e profonda riservatezza il dolore del divorzio parlandone solo con chi può capirle davvero: Alfonso Signorini. E infine, le conduttrici radical chic si fidanzano con un un manager d’azienda o con Alain Elkann, mica con un calciatore. E invece qui c’è un uomo che lascia eccome la moglie per un’altra e senza neanche starci a pensare un granchè, una Seredova che non parla con i giornali e la D’Amico- una sobria, colta, preparata- che come una Melissa Satta qualunque si fidanza con un calciatore. Che s’è comprato il diploma come il Trota, per giunta. Continua

La finestra di fronte

Ieri sera succede questa cosa. Io vado a cena lasciando la macchina sotto la radio che è in una nota via milanese. Finita la cena a mezzanotte torno in taxi a riprendere la macchina e mentre pago mi volto a guardare il palazzo proprio di fronte alla sede di Radio Deejay. C’è la famosa finestra di fronte. Una portafinestra, a essere precisi. Dentro la casa è illuminata.
Penso: “To’ c’è un papà che gioca col bambino scalzo, ha i suoi piedi sulle sue spalle!”. Poi mi accorgo che il papà è nudo. Poi il bambino si alza e mi accorgo che il bambino è in realtà una bambina sui trent’anni. E infine mi accorgo che non stavano giocando ma trombando indisturbati. Intanto il pos non funziona e il pagamento va per le lunghe. (tra l’altro, i pos nei taxi sono sempre tirati fuori dal cruscotto con un certo fastidio, come se uno chiedesse di pagare con prodotti dell’orto). Mi rigiro e hanno cambiato posizione. Lei sta brucando dal tappeto. Poi si appoggia agli infissi della finestra per sentire se ci sono spifferi. Poi valuta la stabilità del tavolino. Poi si tira giù il vestitino nero, lui la segue e spariscono in qualche angolo della casa.
Nel frattempo il tassista può avermi addebitato 1250 euro sulla carta per due km di tratta e io non mi accorgo di nulla. Neanche lui s’è accorto di nulla. Mi saluta. “Grazie, è stato un piacere. “. Sì, loro però.”. Insomma, spegnetele ‘ste luci in salotto se non volete mandare la gente frustrata a casa.

Le querele non mi spaventano

Le querele, soprattutto quelle per antipatia, non mi spaventano. Continuerò a esercitare il mio diritto di critica, di satira e di opinione, sempre nel rispetto del lecito, che è cosa che stabilisce la costituzione, e del buonsenso, che è cosa che stabilisco io. Grazie a tutti per l’affetto e la solidarietà, ma davvero, queste sono eccezioni. Per una mia opinione o una mia battuta i più si arrabbiano o si fanno una risata, nient’altro. Qualcuno, dopo un mio articolo anche tagliente, è perfino diventato mio amico perché s’è divertito e mi ha chiamata, dandomi un’esemplare lezione di autoironia.
I tribunali si scomodano per cose serie, non dobbiamo dimenticarcelo mai. Lo dobbiamo a chi per anni aspetta che sia fatta giustizia questioni davvero importanti, mentre i tribunali sono ingolfati da querele e cause per fuffa o antipatia.

E comunque, come dicono tutti prima di andare in galera, io e Andrea Scanzi (querelato anche lui) siamo sereni. Grazie.
(http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/roba-barbara-anzi-selvaggia-urso-mastica-amaro-ha-querelato-79221.htm)

Uccidere dopo aver fatto l’amore

E’ abbastanza difficile commentare il caso del marito e padre omicida senza invocare il massimo della pena, come ha chiesto lui stesso dopo la confessione. Il massimo della pena in Texas, però. E lo dice una che è sempre contro la pena di morte e lo è anche in questo caso, benché l’onda emotiva fomenti idee di giustizia sommaria e occhio per occhio e tutta quella roba truce che molti di voi invocheranno sotto questo post. Quello che trovo incredibile, oltre alla mattanza di moglie e figli piccoli, inermi, mentre sognano nel loro letto, con i giocattoli per terra, è l’idea di provare a farla franca. L’inscenare la rapina. Il cercare l’alibi. Se il raptus, la follia, prevedono un blackout della razionalità, quello che viene dopo (quando non si confessa) è il frutto di un pensiero lucido, infame, vigliacco, malvagio e mi fa perfino più orrore dell’omicidio stesso. Sterminare la propria famiglia è un’atrocità. Pensare di vivere liberi e impuniti dopo aver ammazzato la propria famiglia è l’abisso.

Poi c’è il movente. Qui questa vicenda diventa terribilmente simile al caso Parolisi. L’ossessione per un’altra, la famiglia vissuta come un impedimento ai propri piani di felicità con l’altra. Somiglia, in questi due casi, perfino l’attimo in cui l’omicidio viene consumato, che è quello subito dopo aver fatto l’amore. Quello in cui quando si ama ci si sente fusi e quando si odia di quell’odio lì, evidentemente, ci si sente stretti in una morsa insostenibile. Come se tra l’istinto bestiale di accoppiarsi e quello di uccidere non ci fosse più un confine netto, come se l’omicidio fosse un prolungamento malato del sesso. C’è una scena in Breaking Bad in cui lui, dopo che la moglie incinta lo ha messo alle strette con domande sulle sue continue assenze, la sbatte contro il frigo, per prenderla da dietro, col volto deformato e il buio negli occhi, per poi fermarsi in un attimo di lucidità e scappare via, lasciandola lì, incredula. (lì non c’era un’altra donna, ma, al contrario, c’era l’amore estremo per la famiglia, che in qualche modo era una gabbia e lo aveva costretto a delle azioni deplorevoli ) Quest’uomo qui odiava la moglie e i figli perché lo mettevano di fronte alla sua debolezza. Alla sua incapacità di fare una scelta, forse anche di rischiare. E’ stato più facile per questo verme sterminare la famiglia che assumersi la responsabilità di una decisione. Tant’è che li ha ammazzati tutti senza guardarli negli occhi. I figli mentre dormivano, la moglie mentre di spalle guardava la tv. E forse abbasserà lo sguardo anche di fronte al giudice, mentre emetterà la sentenza. Ma nella cella in cui spero marcirà fino all’ultimo dei suoi giorni, ci sarà la condanna di continuare a vivere nell’orrore dei ricordi. E quell’orrore lì ti fissa negli occhi sempre, non hai scampo, proprio come di fronte a un coltello, mentre magari stai sognando il tuo cartone animato preferito.

Balotelli, la proposta di matrimonio e le convocazioni effetto Viagra

Agli Europei 2012 abbiamo saputo che Raffaella Fico era incinta e ai mondiali 2014 scopriamo che Balotelli si sposa. E che forse è incinta pure Fanny. Se va avanti così, alla prossima competizione della nazionale Mario farà coming out e limonerà Caressa in diretta Sky. Insomma, ormai è evidente: a Mario le convocazioni fanno l’effetto Viagra. I ct lo convocano e lui impollina.

Solo che questa volta, la notizia l’ ha lui direttamente del suo profilo twitter: la foto di una mano che sfoggia un brillante, una spiaggia brasiliana e una frase ben poco sibillina. “Ha detto sì. Il più importante sì della mia vita.”. E considerato che ad oggi i sì più importanti della sua vita erano stati quelli del suo parrucchiere alla domanda “Mi fai un nuovo taglio da pirla?” e del suo concessionario di fiducia alla domanda: “Ce l’hai una Ferrari più coatta di quella di Maxi Lopez?”, bisogna riconoscere che Mario è davvero maturato. Che Mario ha abbandonato i panni da bad boy e ha deciso di indossare quelli da bravo ragazzo, dimostrando ancora una volta di essere il calciatore più controcorrente del paese. Tanti suoi colleghi apparentemente più sobri e rigorosi hanno dato il benservito alle mogli e lui chiede a Fanny di diventare sua moglie. In Brasile poi, dove fino a qualche tempo fa Mario Balotelli sarebbe atterrato con le reti da tonnara e il fratello Enoch a far entrare le strappone in camera sua a gruppi di dieci.

E insomma, eravamo tutti convinti che i mariti fedeli e padri di famiglia fossero i Pirlo o i Buffon e ora viene fuori che mentre ora Andrea Pirlo ha finalmente una buona ragione per non sorridere mai (i cinquantacinquemila euro mensili all’ex moglie) e Buffon non presidia solo la porta della nazionale ma anche quella di casa della D’Amico, quello che riga dritto è proprio Mario. Lui, il penultimo dei truzzi, è l’ultimo dei romantici. Che qualcosa nella vita di Mario stesse cambiando s’era intuito qualche mese fa quando anzichè le dita di Fanny aveva pubblicato i piedini della figlia. (a proposito, l’abitudine di Mario di divulgare notizie pubblicando foto di arti umani andrebbe indagata).

Dopo una guerra fredda durata un anno con Raffaella Fico, si era finalmente arreso al test del dna e aveva riconosciuto Pia. Che forse l’ha visto due volte in vita sua e quando vede Mario riconosce Barak Obama, ma questi sono dettagli. Poi aveva preso casa con Fanny, aveva dichiarato settantuno volte amore eterno a Fanny su twitter e aveva dichiarato ottantanove volte che lui e Fanny si erano mollati su twitter, ma anche questi sono dettagli di scarsa importanza. Quello che conta è che tra i due sia amore. Fanny qualche giorno fa ha pubblicato la foto di un pancione su instagram con il commento “Your name is dream”, per poi pubblicare la foto di una maglietta della nazionale azzurra con il numero 9 (quello di Balotelli) e la scritta Dream. E qui la faccenda si presta a due interpretazioni: o Mario sta sognando un figlio o la maglia da titolare mi sa che se la sogna. Se Fanny infatti gli sta per giurargli amore eterno, Prandelli sembrerebbe preferirgli Immobile, che le pratiche matrimoniali le ha risolte una settimana prima di volare in Brasile sposando la storica fidanzata Jessica e ha un profilo instagram che si chiama “ciroejessicaimmobile” in cui la foto più trasgressiva è quella delle havaianas della loro bambina. L’ipotesi che si fa strada è quindi che Balotelli, per intortare Prandelli, si stia giocando la carta del ragazzo affidabile, anche più affidabile di Ciro Immobile e che finito il mondiale torni quello di prima.
Ovvero il caro vecchio Mario che in fondo ci manca tanto. Quello, insomma, che rinnegherà Fanny, chiederà il test del dna e rivelerà che il brillante era farlocco. Per poi ovviamente annunciare su instagram le sue nozze con Wanda Nara, che tanto da qui a luglio avrà già divorziato da Icardi, avrà partorito due figli e si sarà rifatta le tette tre volte.

Perché Suor Cristina ha vinto The voice

Prima di parlare della vittoria di Suor Cristina a The voice, urge spiegare il format per quei milioni di italiani che non l’hanno visto. The voice, in parole povere, è più o meno così congegnato: inizialmente i quattro giudici se ne stanno con le poltrone girate mentre i concorrenti cantano per non vedere chi canta e il pubblico da casa se ne sta a sua volta con le poltrone girate per non vedere com’è vestita Noemi. Poi i giudici vengono scelti dai cantanti più o meno con i seguenti parametri: quelli che hanno bisogno dei consigli di una zia scelgono la Carrà, quelli che hanno bisogno di Bella zia! Scelgono J Ax, quelli che hanno bisogno di una pettinata come la zia rimasta zitella scelgono Noemi, quelli che non si lavano i capelli da una settimana scelgono Piero Pelù. A quel punto, sbrigate le formalità per far sembrare il programma un format inedito, inizia X Factor.  Terminate le doverose premesse, andrei a commentare la vittoria di Suor Cristina, partendo dalla sua storia. Alcuni anni fa Suor Cristina aveva partecipato alle selezioni di Amici ma era stata scartata. Nessuno sa come mai all’epoca non ne sia stato compreso il talento, ma secondo voci di corridoio, al provino Cristina aveva dichiarato: “Intendo sposare Gesù” e come noto ad Amici non viene ammesso un concorrente etero da almeno sei anni. Pare anche che la De Filippi avesse tentato di dissuaderla da una scelta così estrema e che lei avesse risposto: “Sempre meno estremo sposare Gesù che Maurizio Costanzo!”, ma anche queste sono mere illazioni. Fatto sta che dopo aver risposto alla chiamata di Gesù, Suor Cristina ha risposto a quella di J Ax e puntata dopo puntata ha conquistato il pubblico da casa fino ad accaparrarsi la schiacciante vittoria di ieri sera. I motivi del trionfo sono parecchi e vado ad elencarli:

a) con la sua faccia pulita da eterna fanciulla alla Debora Serracchiani e voce limpida alla Cristina D’Avena, Suor Cristina è stata l’anti Conchita. Non ha la barba e non è nemmeno una di quelle suore coi baffi in cui tutti noi ci siamo imbattuti una volta nella vita. Tutti i Giovanardi d’Italia hanno visto in lei il riscatto, la controffensiva apostolica alla barba satanica di Conchita Wurst e l’hanno votata in massa. Lei a Gesù ha offerto il suo voto, gli italiani il loro televoto. A questo punto resta solo da capire quale sarà il passo successivo nel prossimo talent canoro: il prete con le extension? La badessa mangiafuoco? Don Mazzi coi dreadlocks? Suor Lara Comi?

b) Il merito del trionfo è anche del suo coach J Ax. Che diciamocelo: è un gran paraculo. Consumatore abituale di metafore che neanche la Mazzantini sotto l’effetto di un fungo messicano, ha finto con mefistofelica furbizia, di credere fermamente nelle doti canore di Suor Cristina. Lei cantava e a ogni acuto un suo tatuaggio fumava come l’anticristo a contatto con l’acquasanta, ma sorrideva e “spacchi!” e “bella zio!”. E sebbene a ogni suo duetto con Suor Cristina un rapper dall’altra parte del mondo morisse, lui continuava a guardarla come fosse Rihanna. A J Ax interessava vincere e sapeva che suor Cristina era il suo cavallo mediatico migliore. Fossi Grillo, J Ax me lo prenderei come consulente alla comunicazione. Per Beppe, il miglior cavallo mediatico da reality è Rocco Casalino e poi si chiede perchè Renzi prende il 40%.

c) Suor Cristina ha vinto perchè è un panzer. Profetico il titolo della canzone che ha cantato durante la finale “Lungo la riva”. Ecco, lei lungo la riva ha visto passare i cadaveri di tutti i concorrenti e perfino dei giudici. Li ha asfaltati tutti. Perfino gli intoccabili, perfino i più venerati. Ci voleva una suora per asfaltare la Madonna Carrà, che è entrata trionfante con i mezziguantini e è uscita mesta da mezzacalzetta.

d) Suor Cristina ha vinto perchè il look da suora funziona. La Bignardi c’ha fondato una carriera. e) Da Madonna crocifissa sul palco a Lady Gaga che resuscita Gesù, sulla scena musicale mondiale s’era visto di tutto tranne una suora che vince e recita il Padre nostro. Chiaramente, ora tutti sogniamo che Suor Cristina D’Avena sbrocchi, si faccia possedere dal demone della popolarità e twerki su un palco come Miley Cyrus, ma le prospettive sono assai più modeste. Al massimo, si concederà un duetto con Padre Maronno e quindici copertine di Dipiù con allegati un suo cd e le carte da ramino Modiano. E in fondo, il punto debole di questa vittoria è proprio questo: il futuro discografico di Suor Cristina. Perchè vendere fuffa è facile, per vendere cd non basta neanche l’aiuto del Signore. Del resto, Dio creò l’universo, mica l’Universal.

p.s. Ma Papa Francesco l’ha chiamata o ha telefonato solo a Pelù per dirgli che è ora di andare ai giardinetti con Ratzinger?