Per fare l’isola dei famosi non serve neanche l’isola
Serviva una tempesta tropicale per capire una cosa fondamentale: per fare l’Isola dei famosi, non serve neanche l’isola. Basta l’idea. Ci siamo accontentati di uno scorcio di spiaggia e un mare vagamente burrascoso che pareva quello di Vasto marina, di due chiacchiere da bar in studio e dei capelli della Marcuzzi su cui infierire e l’isola dei famosi s’è fatta lo stesso. Perché basta sapere che ancora una volta, nonostante storie di extension strappate, emorroidi invalidanti e Arianne David crocifisse in sala mensa, tredici scappati di casa abbiano deciso volontariamente e in piena consapevolezza di affrontare la gogna mediatica, per scatenare l’effetto Isola. Che più che un format è, ormai, una pandemia di dileggio, un campanello della ricreazione, il fischio d’inizio della gara per eleggere il più sfigato. Perché il clima, all’isola del famosi, non lo decide manco per niente la natura. Lo decide il pubblico. E se l’isola, quella di palme e sabbia, è devastata dalle onde, l’atollo si sposta in studio, o sui social, che ieri sono esplosi come neanche dopo tre ore di show. E’ finita così che in soli trenta minuti di diretta, sono accadute più cose che in undici mesi di governo Renzi. Ad Alvin, tanto per cominciare. Immaginate il dramma di questo povero ragazzo costretto da anni a fare il valletto della Toffanin, a spinzettarle le sopracciglia, a intervenire durante interviste a Melita Toniolo- lui che un tempo era un vj fighetto- per chiederle se si sente più Melita o Diavolita. Immaginate la sciagura che si è abbattuta su questo bravo ragazzo che sognava finalmente la sua grande occasione di visibilità in solitaria e s’è ritrovato spiaggiato, in K-way, unico naufrago per chissà quante ore o mesi e senza neppure una Fanny Neguesha da limonare nei giorni bui. Con l’aggravante dell’audio che lo faceva sembrare Britney Spears in playback a un concerto a Las Vegas. In studio la situazione era, per la verità, ancora più drammatica. Alessia Marcuzzi, con una strana tinta giallo Limoncello, tentava di capire cosa fare. Non era ancora ben chiaro se fosse possibile continuare, se si fosse aperto un televoto per decidere se lasciare per sempre lì Alvin o condannarlo a ritornare a Verissimo, se si fosse chiusa la trasmissione per mandare un film di Rocco come risarcimento morale per gli spettatori. Ed è in quel momento, di fronte agli sguardi sgomenti dei due opinionisti Alfonso Signorini e Mara Venier, che s’è capito che l’isola a quel punto erano loro. Eravamo noi.
Alfonso Signorini, messi i panni del Piero Angela di Cologno Monzese, ha dichiarato con aria solenne che questa tempesta ci insegnava una cosa: la natura è la nostra padrona. E mentre tutti da casa commentavamo “Sì, la nostra però, perché la tua è la Pascale”, prendeva la parola Mara Venier per buttarla allegramente in caciara e guadagnare ancora tempo. Piccola parentesi: prima dell’inizio della trasmissione tra Mara e Alessia c’era stato un colorito diverbio perché la Marcuzzi non aveva citato gli opinionisti durante il collegamento col tg5. Alessia era scappata via in lacrime e il povero Signorini aveva fatto da paciere. Della serie: le tempeste tropicali sono niente in confronto a quelle tra primedonne. A un certo punto accade il miracolo: parte il collegamento coi naufraghi, che si trovano sul motoscafo. Un momento molto appassionante in cui a parte il rumore del motore che è dodici decibel in meno delle urla di Rachida e la faccia da conato imminente di Melissa P., non succede un’emerita cippa. Rientrano in studio. Alessia Marcuzzi a quel punto darebbe la linea pure all’Isis per una fucilazione in diretta, quando Signorini accorre in suo aiuto e prende la parola, dimostrando un talento da consumato opinionista. Afferma: “Beh, da come i naufraghi erano seduti in barca si capisce che c’è una spaccatura, perché sono proprio divisi in due gruppi!”. No, è che se non si dividono in due gruppi uno a destra e uno a sinistra la barca si cappotta, verrebbe da dirgli, ma a quel punto va bene tutto, basta riempire il vuoto d’argomenti in qualche modo. Sul web intanto ci si chiede come mai la produzione non abbia ancora tirato fuori due tensostrutture, due tende apaches, un castello medievale gonfiabile, qualsiasi cosa sotto la quale mettere al riparo i concorrenti e con una lavagnetta in mano far loro scrivere qualcosa, una nomination, un ingrediente del polpettone, un “Giancarlo Magalli” a caso, ma niente. Causa maltempo l’isola non s’ha da fare. Non si sono preparati un piano b. Un po’ come Irene Pivetti dopo il divorzio. E allora si ritenta un collegamento con i naufraghi che, stremati, e con il classico sguardo aulicamente denominato “chi minchia me l’ha fatto fare?”, tentano uno straccio di conversazione con Alessia. Ed è lì che il twittatore medio si accorge della scarpa da scoglio color carne di Valerio Scanu e comprende il perchè la natura si sia ribellata con tanto astio. Ed è sempre in quel momento che la Spaak minaccia di abbandonare il gioco probabilmente già insonne e stremata dagli altrui cento colpi di spazzola prima di andare a dormire. Non quelli di Melissa P. Quelli di Valerio Scanu, naturalmente. Rocco Siffredi manifesta già l’indole del leader e assesta un paio di doppisensi più telefonati di un no di Civati a qualsiasi questione messa sul tavolo da Renzi, fosse pure un modesto “Posso giocare a Candy Crush?”. Del resto, del fatto che Rocco sia un uomo capace di impennare tutto, ascolti compresi, nessuno aveva mai dubitato. La trasmissione volge quindi al termine, con la povera Marcuzzi, attonita e incolpevole, che non vede l’ora di starsene in ciabatte a casa a mangiare corn flakes. E mentre si chiude e l’uomo si piega alla natura, qualcuno, da casa, interrompe la danza della pioggia attorno al totem della Marcuzzi appositamente montato in salotto. E’ lei, l’ex conduttrice dell’isola dei famosi Simona Ventura, che su instagram posta una sua foto con le braccia alzate in segno di vittoria nel vecchio studio di quel reality e augura una trionfante “Buonanotte!” ai suoi followers. Come a dire : “Io sull’isola ero come il limone sulle cozze e al posto mio c’è una cozza coi capelli color limone. Vi sta bene!”. Forza, Marcuzzi, non ti scoraggiare. Canta forte forte forte :“Come un gabbiano che cerca il suo nido, ce la faròòòò!” e vedrai che il mare di Cayo Cochinos la prossima settimana sarà uno specchio.