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È finita che la pagina 24 del Corriere della Sera non era la storia di un cervo ma quella di una bufala. E che in fondo, ora quelli che si sentono traditi siamo noi, il popolo di boccaloni che ha creduto almeno per un po’, all’idea che un cornuto piccato avesse comprato una pagina del quotidiano per raccontare le gesta della moglie fedifraga. Lui, Enzo, sembrava tanto uno di noi. O meglio, uno di noi con qualche mezzo in più, visto che lui aveva potuto spendere qualcosa come ventimila euro per acquistare lo spazio sul Corriere e sputtanare la moglie e noi, al massimo, per sputtanare un ex ci possiamo permettere un post su facebook. Ma forse è questo che ce l’aveva reso più umano e più simpatico: l’idea che le corna siano due appendici così democratiche da spuntare in testa a tutti, pure a un facoltoso imprenditore di nome Enzo che magari trascorreva le sue giornate in conference call col Giappone mentre Lucia, l’adorata moglie, gli metteva tante corna in testa quanti sono le varianti del sushi in Giappone. Era cinica, addolorata ma lucida la sua missiva. Diceva di aver visto Lucia davanti alla loro pasticceria preferita mentre se ne stava avvinghiata a un tizio, per poi frugare nel suo computer e scoprire che oltre al tizio c’erano anche il personal trainer, il collega di lavoro, amici di chat e chissà quanti altri. Insomma, un’eterocuriosa, questa Lucia. E un po’ rincoglionito questo Enzo. Che comunque, con l’ultimo barlume di fierezza rimasto, concludeva l’accorata lettera con un secco «Ci vediamo in tribunale!».

Inutile dire che il web s’era fiondato su questa storia con l’avidità con cui Rocco Siffredi si fionderà sulla prima gonna al ritorno dell’Isola dei famosi. I commenti sono stati variegati:«Sputtanare la moglie su un quotidiano nazionale. L’alternativa non violenta al femminicidio». «Visto che il marito era un cretino simile lei ha fatto bene a tradirlo». «Questa durante il matrimonio aveva visto più… che piatti di pasta. Bravo!». «Bastava rigarle la macchina anziché rigarsi il conto corrente». «’Sti ventimila euro io li avrei spesi per vendicarmi sì, ma con delle escort russe!». E avanti così con migliaia di commenti con donne divise equamente tra garantiste e giustizialiste e uomini tutti garantisti. Nel senso che tutti garantivano che questa Lucia fosse un po’ zoccola. Nel giro di un’ora tutti i siti, i social e le radio italiane ieri mattina stavano discutendo di Enzo e Lucia. Un tale successo anche per lo stesso Corriere della Sera che io suggerirei al quotidiano di far diventare quella pagina 24, «Page 24», una rubrica a pagamento di lettere di cornuti, come Page six è una rubrica di gossip sul New York Post. Potrebbe perfino diventare l’alternativa alla pagina dei necrologi. Trasformarsi in quella della morte dei matrimoni, e con ogni probabilità in un paio di mesi si risolverebbe anche la crisi dell’editoria.

E lo dico nonostante qualche anima nera abbia deciso di spoilerare l’amaro finale di tutta questa storia come un Antonio Ricci qualunque. Perché Enzo, purtroppo, non esiste. O meglio, di mariti cornuti ne esistono a palate, ma questo Enzo è un fake. La pagina è stata acquistata da Real Time per lanciare il programma «Altà infedeltà» in onda dal 16 marzo, in cui si narrano storie di relazioni extraconiugali. Insomma, siamo stati traditi da un team di pubblicitari che a dir la verità aveva seminato qua e là un sacco di indizi. Il tipo che chattava con la moglie si chiamava Real macho e il canale è Real Time. Enzo ha aspettato 31 giorni prima di confessare di sapere tutto alla moglie e Real Time è sul canale 131. A questo si aggiungono poi alcune conferme «interne». Real time avrebbe acquistato altre due pagine per il lancio del programma nei prossimi giorni e avrebbe scelto il Corriere della Sera perché è più diffuso nel nord Italia, che viene considerato il target del programma. E qui sorge spontanea la domanda: Real Time, a noi del nord, ci considera dei gran cornuti?

Ma soprattutto: sappiano, quelli di Real time, che ora per me sarebbe più facile metabolizzare un bel paio di corna che l’idea di aver sponsorizzato così tanto e inconsapevolmente un programma con Enzo Miccio. Eh già, perché l’Enzo in questione era lui, che condurrà il programma in questione. Morale: abbiamo passato tutti quanti un paio d’ore buone a solidarizzare con un uomo la cui giacca costa quanto il padiglione Italia dell’Expo e che nella vita è fedele solo al cachemire. Non so voi, ma io domani compro una pagina di Repubblica per darmi della cornuta da sola.