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L’omo s’ha da vestì da omo

Chissà come gongola, a due anni dalla sua uscita sulla famiglia tradizionale, il buon Guido Barilla. Chissà come sogghigna e dà di gomito ai fratelli mentre loro, quelli che due anni fa, quando qualcuno gridò: “Chi deve andare sulla croce, Gesù o Barilla?”, gridarono “Barilla!”, adesso si giudicano tra di loro.

Del resto, doveva succedere. E’ la storia di ogni lobby che si rispetti. Durante la scalata si buttano giù quelli che si incontrano salendo, in cima alla vetta quelli che sono saliti con te. E che il mondo gay – quello che conta, quello che decide, quello che orienta gusti e tendenze- da un po’ di tempo a questa parte prediliga i derby omo ai match con etero è una tendenza interessante. E’ la spia (o forse la conferma) che il mondo gay non sia per nulla compatto contro la jihad etero-integralista degli Adinolfi, ma che in fondo, al suo interno, sia più frastagliato, conflittuale e intollerante di quello che sembra.

E così, in un paio d’anni, il mondo gay è passato dal boicottare la mezza manica di Barilla, a boicottare la camicia a mezza manica di Dolce e Gabbana e di Giorgio Armani ( impresa per giunta abbastanza semplice, visto che è più elegante infilarsi nudi in un cartone di fusilli Barilla che in una camicia con Madonna siciliana stampata sul petto di D&g). Ci sarebbe da capire il perché gli stilisti siano diventati tutto a un tratto i maitre a penser del nuovo millennio, ma è pur vero che se tutto questo può servire ad arginare Saviano, ben venga Laura Biagiotti che dice la sua sui nuovi califfati e la crisi del sacerdozio.

In principio fu Domenico Dolce. Disse che per lui la famiglia è quella tradizionale, che gli uteri in affitto e figli sintetici non lo convincevano. Si squarciò il cielo. Si crepò il soffitto del Plastic. Si ingrigì la barba di Conchita. I cani di Valerio Scanu comincirono a ululare alla luna. E poi, violento e inatteso come un temporale ad agosto o un guizzo della Sardone, arrivò l’anatema di Elton John, che invitò i gay sani a boicottare Dolce e Gabbana (come se poi un gay sano di mente avesse mai comprato la cintura con la fibia d&g). Furono giornate difficili in cui i Barilla con le piume di struzzo vennero fuori numerosi, in cui i Malgioglio e i Signorini dichiararono impavidi che i figli sono roba da etero come il calcio e la gnocca e che ai gay, al massimo, deve star bene adottare i gatti, i bassotti e le amiche zitelle over 40 (quelle ribattezzate “frociarole” dal mondo gay). Oppure Loredana Bertè.

Furono giornate di accuse reciproche e di coprifuoco, in cui dopo le otto di sera gli omosessuali si cercavano su grindr, sì, ma per prendersi a mazzate. Poi le acque si calmarono e si riprese a discutere di Madonna da Fazio e di altre questioni di rilevanza geo-politica su cui il popolo gay era particolarmente acceso in quei giorni. Perché sempre a proposito di guerre intestine tra gay che odiano altri gay, il gay moderato fan di Madonna odia le madonnare isteriche (cit.) tanto quanto lo spettatore moderato di Amici odia i bimbominkia di Emma.

E ora arriva Giorgio Armani, che con un candore da fatina dei boschi dichiara al Sunday Times: “Un omosessuale non ha bisogno di vestirsi da omosessuale: quando l’omosessualità è esibita all’estremo come a dire “Ehi sono omosessuale”, non ha nulla a che fare con me”. Senza preoccuparsi di conseguenze, anatemi, insulti, rivolte e ritorsioni, minacce di boicottare le sue mutande, il suo sushi, il suo profumo. Senza preoccuparsi del fatto che le madonnare lo ritenevano già responsabile del tentato omicidio della loro beniamina per quel mantello troppo stretto, a causa del quale la Ciccone era rotolata dalle scale che neanche la carrozzina della corazzata Potionkin.

E non solo. Aggiunge che gli fanno orrore anche i palestrati. Impallina, insomma, in un colpo solo eccentrici-effemminati e tronisti col sopracciglio spinzettato. E lo so che un sacco di gay si sono imbufaliti e ora son lì che fanno quelli che rivendicano il diritto di vestirsi come cippa gli pare e il povero Giorgio, che nel 2010 aveva proposto di candidare Internet per il nobel per la pace, ora proprio su internet lo stanno sfanculando in tutte le lingue del mondo, però io trovo che Armani sia stato coraggioso e leale. Che non abbia fatto finta di farsi piacere gli eccessi e gli uomini in fuseaux e gli osceni jeans skinny e la pochette e certi fenomeni da baraccone liberi di essere fenomeni da baraccone come è libero Giorgio Armani di non farseli piacere, perché esiste un vasto, vastissimo mondo omosex che non ama gli estremi. Che non ama il circo, il trucco, il travestimento, l’esibizionismo. Perché esistono i Giorgio Armani e i Tom Ford che hanno scelto la sobrietà e gli Elton John, i Karl Lagerfeld. Perché esistono i Tiziano Ferro e i Renato Zero. E perché poi tra i Rupert Everett e i Liberace ci sono infinite sfumature, per esempio Mika e il suo look dandy più ironico che effemminato.

Che però i gay facciano finta di non capire cosa voglia dire “vestirsi da omosessuale” tanto per dare del babbione, anacronistico e intollerante a Giorgio Armani fa piuttosto ridere. Proprio i gay, che non esitano a etichettarsi e apostrofarsi tra di loro, che non esitano a darsi della “frocia” e della “checca” quando devono infilare qualcuno nella casella “eccessi” umorali o estetici che siano. Chissà perché un etero può dire che un etero vestito da hipster fa pena e un omosessuale non può dire a un omosessuale che vestito da Solange è ridicolo.

Detto ciò, pur difendendo Giorgio Armani dalle invettive, in cuor mio mi auguro, da donna, che gli omosessuali continuino a vestirsi da omosessuali perché tra hipster, metrosexual e finti etero con moglie e figli che fanno da alibi come lo scontrino del ristorante per l’assassino, almeno riusciremo a distinguerli dagli eterosessuali. E se perfino l’uomo che di maschi ne ha improfumati milioni con “l’Acqua di Giò” è arrivato a dire “l’uomo ha da puzzà” vuol dire che l’emergenza è seria.