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Le barzellette gay ?

Arrivo in ritardo sulla questione e me ne scuso, ma volevo dire la mia su questa indignazione esplosa sui social e altrove sul libricino delle barzellette gay allegato a Visto.

1) Esistono barzellette sui limiti, i vizi, le debolezze degli uomini. Esistono barzellette sui limiti, i vizi, le debolezze delle donne. Le donne che non sanno guidare, gli uomini perennemente allupati, le donne rompicoglioni, gli uomini incapaci nel multitasking bla bla bla. Anche in quel caso si procede per stereotipi, banalizzazioni, luoghi comuni e pure pregiudizi scemi, ma sono i meccanismi della comicità. Togli quelli, resta spazio per i virtuosismi, e la comicità fatta di virtuosismi è roba per pochi eletti. Per i Guzzanti, per i Benni. Fossi gay, non mi sentirei affatto discriminato, anzi, penserei che la parità dei diritti passa pure per questo. Per concedere agli altri il diritto di infilarmi in un libretto di barzellette sceme come gli uomini e le donne.

2) I libri di barzellette sui Carabinieri esistono da mille anni. Nessun carabiniere se ne è mai lamentato, benché li si faccia passare per idioti senza speranza.

3) I gay praticano l’ironia, è un loro punto di forza. Non tutti, altrimenti generalizziamo anche qui, ma molti sanno essere sarcastici e sferzanti non solo col mondo, ma anche e soprattutto col loro mondo. Spesso lo sono in un modo che agli eterosessuali, nei loro confronti, non sarebbe concesso. Spesso, si etichettano come “frocia” tra di loro, danno delle “frociarole” alle donne che frequentano gay e così via. Non credo possano indignarsi per un libretto del genere.

4) L’ironia sdogana. L’ironia richiede autoironia. L’ironia livella e ci mette tutti sullo stesso piano. I gay non sono una specie da proteggere. Non sono inermi, indifesi, diversi. Non sono di cristallo. I gay non sono bambini down, non sono gli ebrei deportati, non sono malati terminali. Subiscono, ancora oggi, delle discriminazioni da gente involuta, è vero, ma questo tocca pure alle donne e a tante altre categorie che non per questo reputano offensiva una barzelletta su di loro. A fare ironia sul mondo gay non si deve passare neppure per politicamente scorretti. Al contrario. Chi ha la naturalezza nel fare ironia sui loro vizi, sui loro limiti, sulle loro debolezze, probabilmente ha anche l’intelligenza per riconoscerne le virtù.
E io sono certa che i gay intelligenti questo lo sanno bene.

Raoul Bova, la suocera e le legnate che s’è meritato

Su Libero di oggi spiego perché Raoul Bova la lettera della suocera se l’è cercata.

Caro Raoul,

scusa se ti scrivo anche io. E’ la seconda lettera che ricevi in due giorni e considerato che sei pure reduce da quelle di Equitalia, ti manca solo quella della chiamata al fronte. Farai brillare la cassetta delle poste entro sera, come darti torto. Lo so. Lo so come devi sentirti oggi dopo la missiva della tua ex suocera. Asfaltato. Mi rendo conto che sia una sensazione devastante, ma io sono qui per aiutarti a comprendere, con dolcezza, gli errori, i tuoi errori, che hanno provocato il precipitare degli eventi. Intanto, io cercherei l’aspetto positivo. In un universo traboccante di “cornuti e mazziati”, tu sei il primo “cornificante e mazziato” della storia coniugale d’Italia e ammettiamolo, nessuno, prima della tua ex suocera, ti aveva mai assegnato un ruolo così interessante in 22 anni di carriera cinematografica.

Ma veniamo alle note dolenti. Tanto per cominciare, Raoul, lo sapevi, lo sapevamo tutti che la tua ex suocera al primo passo falso ti avrebbe incenerito. Era un epilogo annunciato da anni. Ma io dico: come t’è venuto in mente di andarti ad inguaiare con la figlia del più agguerrito avvocato matrimonialista d’Italia? Anna Maria Bernardini De Pace, una che ha la parola “pace” nel cognome e da sola sarebbe capace di dichiarare guerra alla Russia e costringere Putin a cedere l’usufrutto del Cremlino all’ex moglie. Se fossi stato avveduto, Raoul, avresti fatto quello che fanno tutti gli attori, ovvero accoppiarti con una collega attrice di quelle che rilasciano interviste per dire che vanno dallo psicanalista e invecchiare non le spaventa e certi ruoli ti restano dentro e così, quando avresti avuto le palle piene di una moglie tormentata perchè l’ultimo ruolo nel cinepanettone le ha scavato l’anima, ti saresti separato in tutta serenità. Perchè gli attori mica si separano a colpi di mortaio. E neanche di mortacci, come nel tuo caso. Gli attori si separano tramite comunicati stampa miti e civili in cui si augurano reciprocamente felicità e belle cose. Come Melanie Griffith e Banderas. La madre di Banderas mica scrive lettere ai giornali, è lì che mangia paella in santa pace, sia cosa gliene frega delle beghe del figlio. Poi che c’entra. Lo sappiamo tutti che la Griffith si augura che ad Antonio si incastri la zip nelle pale del mulino al prossimo spot da mugnaio e che Banderas si augura che Melanie la faccia finita tracannando il vino di Joe Bastianich, ma pubblicamente hanno salvato la faccia. Vedrai l’ altro furbo di Clooney che sta per sposare un avvocato, che fine sarà. Abituato con la Canalis che al massimo gli poteva sferrare contro un editoriale di Bobo Vieri su Tuttosport, ora rischia il tuo stesso epilogo.

Poi Raoul, io un’altra cosa te la devo dire. Quando la tua ex suocera parla di mancanza di eleganza nella gestione della separazione, beh, un po’ di ragione ce l’ha. La tua ex moglie se n’è rimasta zitta, nonostante le corna da Belzebù principe dei demoni, e tu ti sei regalato la copertina fighetta su Vanity fair per raccontarci la tua indignazione di fronte alle accuse di essere gay. E qui mi tocca spiegarti una cosa Raoul. Dire “Non sono gay e comunque anche se lo fossi non lo direi” non suona un granchè bene. “Sei gay” mica è un’accusa infamante. T’avessero detto “Sei Scilipoti!” allora sì, avresti dovuto comprare la prima pagina del New York Post per gridare “Non sono Scilipoti e pure se lo fossi non lo direi!”. Lo stesso Scilipoti quando va in hotel e dimentica i documenti, sul foglio dell’autocertificazione mica dice di essere Scilipoti. Usa nomi di fantasia. E poi pure tu. Ma santo cielo, con tutto l’umorismo di bassa lega che s’è fatto sull’argomento presunta omosessualità vai a fidanzarti con una che si chiama Rocio regalando rime facili e sboccate? Fidànzati con una Leroy, che almeno la rima la fanno con playboy. Lo so, Leroy è un nome da uomo, ma perchè, Rocio è un nome da donna? Già che ci siamo. Se proprio dovevi voltare pagina con una modella di 26 anni, potevi pescare di meglio. Un po’ scialbina, la ragazza. E soprattutto: te la potevi limonare nel salotto di casa tua, anzichè al parco o al ristorante, perchè una ex moglie le parole “Addio” o “Amo un’altra” le metabolizza pure, ma la lingua dell’ex marito nella bocca di un’altra sulla copertina di “Chi” a una settimana dalla separazione magari un po’ meno. E magari, quella lingua, resta indigesta pure all’ex suocera a cui tra l’altro poi non puoi più neanche chiedere discrezione, visto che la discrezione non l’hai avuta tu per primo. Infine Raoul, io te lo devo dire. La tua ex suocera è stata un po’ dura nel darti sonoramente dell’incapace. Parla, nella lettera, di “meriti inesistenti”. Ora, io non so come dirtelo Raoul, ma dopo aver chiesto il divorzio da tua moglie, prima che un giorno si decida a scriverti una lettera pure la madre di Virzì o una nipote di Bertolucci, sarebbe bene che decidessi pure il divorzio dal cinema. Fallo, prima che sia troppo tardi.

Qui, la tua ex suocera, dietro a un’apparente spietatezza, ti lancia un salvagente. Ti impone una riflessione. Hai recitato in “Scusa se se ti chiamo amore” e “Scusa ma ti voglio sposare” e mai uno “Scusate se non so recitare” agli spettatori. Non t’è venuto il sospetto d’essere un tantino cane neppure quando ti hanno fatto doppiare “Bolt, un eroe a quattro zampe” . Niente. Ti sei ostinato a proseguire la carriera d’attore. A voler stare sotto i riflettori. Se ti fossi aperto un ristorante come tutti i tuoi colleghi, al massimo la tua ex suocera ti avrebbe mandato i Nas, mica quelle lettere lì ai giornali.

Insomma, Raoul, mentre tutti sono lì a dire quant’è cattiva la tua ex suocera, io sono qui a dirti che un po’ te la sei cercata. Che se fossi la tua ex moglie probabilmente t’avrei scagliato contro la Yakuza, altro che mia madre. E però su una cosa devo difenderti: la battuta della Bernardini sulla tua forza sessuale che durerebbe quanto uno spot è di cattivo gusto. Io sono certa che in quel campo lì, tu dia delle soddisfazioni. Mi auguro solo che quei momenti durino sì, più di uno spot, ma che la tua faccia non sia quella del tuo spot con la Mannino. Voglio pensare che almeno l’acme, ti regali una seconda espressione. Quella che mai abbiamo visto al cinema, ma su cui tanto, noi donne medie, abbiamo fantasticato. Forse pure la tua ex suocera, che secondo me, per scrivere una lettera così , un debole per il genero degenerato ce l’aveva pure lei. p.s. e pure tu, Bernardini De Pace, da uno che ha fatto il suo esordio in un film che si chiama “Mutande pazze” che ti potevi aspettare?

La Seredova va in Brasile, Buffon porta ancora la fede e la D’Amico fa la gnorri

Il mio articolo su Libero:

Lo confesso: a me il triangolo Buffon/Seredova/D’Amico sta creando non pochi complessi di inferiorità. E non perchè il più basso dei protagonisti è comunque alto quanto Kobe Bryant con me a cavalcioni, ma perchè il buonsenso, l’equilibrio, la pacatezza dei tre nel gestire la situazione è una roba da manuale e io i manuali, di fronte a conflitti di natura sentimentale, li ho sempre lanciati in testa a qualcuno. Specie quelli sopra le quattrocento pagine. Nulla, del resto, in questa faccenda è clichè. Tutto, al contrario, capovolge le nostre poche granitiche certezze: gli uomini non mollano le mogli. Le ex mogli fanno delle guerre agli ex mariti che la Cambogia al confronto è un tè con le amiche. Le soubrette scelgono di vivere con pudore e profonda riservatezza il dolore del divorzio parlandone solo con chi può capirle davvero: Alfonso Signorini. E infine, le conduttrici radical chic si fidanzano con un un manager d’azienda o con Alain Elkann, mica con un calciatore. E invece qui c’è un uomo che lascia eccome la moglie per un’altra e senza neanche starci a pensare un granchè, una Seredova che non parla con i giornali e la D’Amico- una sobria, colta, preparata- che come una Melissa Satta qualunque si fidanza con un calciatore. Che s’è comprato il diploma come il Trota, per giunta. Continua

Balotelli, la proposta di matrimonio e le convocazioni effetto Viagra

Agli Europei 2012 abbiamo saputo che Raffaella Fico era incinta e ai mondiali 2014 scopriamo che Balotelli si sposa. E che forse è incinta pure Fanny. Se va avanti così, alla prossima competizione della nazionale Mario farà coming out e limonerà Caressa in diretta Sky. Insomma, ormai è evidente: a Mario le convocazioni fanno l’effetto Viagra. I ct lo convocano e lui impollina.

Solo che questa volta, la notizia l’ ha lui direttamente del suo profilo twitter: la foto di una mano che sfoggia un brillante, una spiaggia brasiliana e una frase ben poco sibillina. “Ha detto sì. Il più importante sì della mia vita.”. E considerato che ad oggi i sì più importanti della sua vita erano stati quelli del suo parrucchiere alla domanda “Mi fai un nuovo taglio da pirla?” e del suo concessionario di fiducia alla domanda: “Ce l’hai una Ferrari più coatta di quella di Maxi Lopez?”, bisogna riconoscere che Mario è davvero maturato. Che Mario ha abbandonato i panni da bad boy e ha deciso di indossare quelli da bravo ragazzo, dimostrando ancora una volta di essere il calciatore più controcorrente del paese. Tanti suoi colleghi apparentemente più sobri e rigorosi hanno dato il benservito alle mogli e lui chiede a Fanny di diventare sua moglie. In Brasile poi, dove fino a qualche tempo fa Mario Balotelli sarebbe atterrato con le reti da tonnara e il fratello Enoch a far entrare le strappone in camera sua a gruppi di dieci.

E insomma, eravamo tutti convinti che i mariti fedeli e padri di famiglia fossero i Pirlo o i Buffon e ora viene fuori che mentre ora Andrea Pirlo ha finalmente una buona ragione per non sorridere mai (i cinquantacinquemila euro mensili all’ex moglie) e Buffon non presidia solo la porta della nazionale ma anche quella di casa della D’Amico, quello che riga dritto è proprio Mario. Lui, il penultimo dei truzzi, è l’ultimo dei romantici. Che qualcosa nella vita di Mario stesse cambiando s’era intuito qualche mese fa quando anzichè le dita di Fanny aveva pubblicato i piedini della figlia. (a proposito, l’abitudine di Mario di divulgare notizie pubblicando foto di arti umani andrebbe indagata).

Dopo una guerra fredda durata un anno con Raffaella Fico, si era finalmente arreso al test del dna e aveva riconosciuto Pia. Che forse l’ha visto due volte in vita sua e quando vede Mario riconosce Barak Obama, ma questi sono dettagli. Poi aveva preso casa con Fanny, aveva dichiarato settantuno volte amore eterno a Fanny su twitter e aveva dichiarato ottantanove volte che lui e Fanny si erano mollati su twitter, ma anche questi sono dettagli di scarsa importanza. Quello che conta è che tra i due sia amore. Fanny qualche giorno fa ha pubblicato la foto di un pancione su instagram con il commento “Your name is dream”, per poi pubblicare la foto di una maglietta della nazionale azzurra con il numero 9 (quello di Balotelli) e la scritta Dream. E qui la faccenda si presta a due interpretazioni: o Mario sta sognando un figlio o la maglia da titolare mi sa che se la sogna. Se Fanny infatti gli sta per giurargli amore eterno, Prandelli sembrerebbe preferirgli Immobile, che le pratiche matrimoniali le ha risolte una settimana prima di volare in Brasile sposando la storica fidanzata Jessica e ha un profilo instagram che si chiama “ciroejessicaimmobile” in cui la foto più trasgressiva è quella delle havaianas della loro bambina. L’ipotesi che si fa strada è quindi che Balotelli, per intortare Prandelli, si stia giocando la carta del ragazzo affidabile, anche più affidabile di Ciro Immobile e che finito il mondiale torni quello di prima.
Ovvero il caro vecchio Mario che in fondo ci manca tanto. Quello, insomma, che rinnegherà Fanny, chiederà il test del dna e rivelerà che il brillante era farlocco. Per poi ovviamente annunciare su instagram le sue nozze con Wanda Nara, che tanto da qui a luglio avrà già divorziato da Icardi, avrà partorito due figli e si sarà rifatta le tette tre volte.

L’anteprima dell’intervista a Marco Belinelli

Io e Fabio De Vivo abbiamo intervistato la star italiana dell’Nba Marco Belinelli per M2o.

Ecco l’anteprima del’intervista che andrà in onda oggi alle 18,00:

La vittoria all’All Star Game, tantissimi punti realizzati in campionato, cosa è successo in questa stagione da rendere tutto così speciale?

Succede che mi trovo in una grande squadra piena di motivazioni e ne sono consapevole, quindi ne beneficio anche io. Puntiamo a vincere l’anello, cercheremo di rifarci dopo che ci è sfuggito lo scorso anno. Siamo una grande famiglia, c’è grande affiatamento tra giocatori e allenatore.

Con chi hai legato di più?

Sicuramente con Ginobili. Lo conoscevo già dagli anni in Virtus, parliamo in italiano sia fuori dal campo che dentro. Possiamo dirci cose che capiamo solo noi, durante le partite diciamo cose che gli altri non possono capire, abbiamo dei messaggi in codice ed è un bel vantaggio.

Con chi ti piacerebbe giocare? Hai un giocatore che vorresti come compagno di squadra?

Sono fiero di giocare con giocatori come Duncan, Tony Parker e Ginobili,. Avrei voluto giocare con Shaquille O’Neal, sarebbe stato un sogno.

Quanta differenza c’è tra il tipo di allenamento che si fa in America e quello europeo?

Non c’è paragone. Io mi sono abituato al modello di allenamento americano e non tornerei mai indietro. Non ci si allena tantissimo, abbiamo 82 partite quindi ci alleniamo in campo, da regolamento abbiamo solo un allenamento al giorno la mattina, poi qualcuno fa pesi, qualcuno altro, ma è fantastico perché con questi ritmi riesci ad avere la tua vita. In Italia anche con la nazionale ci sono due allenamenti al giorno, è pesante.

Però lì ci sono trasferte, viaggi molto lunghi…

I viaggi sono lunghi sì, facciamo 41 trasferte, ma la settimana in cui giochiamo in casa è tutto molto rilassato, esci, vai a cena , hai i pomeriggi liberi. In Italia giochi solo una volta a settimana e ti alleni due volte al giorno, è un sistema che odio.

In questi giorni si parlava del fatto che dopo tot anni molti giocatori di basket finiscono in bolletta. Tu che fai, sperperi o metti da parte?

Io ho mio fratello che gestisce i miei guadagni e sono oculato, metto i soldi da parte, anche dopo il basket credo sarò tranquillo.

La regola dell’Nba che ti ha stupito di più?

L’Nba ha un’organizzazione incredibile. Per i giovani che arrivano lì indicono mille riunioni per spiegare come mantenere soldi e anche come comportarsi con le donne. Mi hanno detto di stare attento alle ragazze, siamo molto ambiti , raccomandano di non fidarsi delle ragazze ,che possono essere attratte da soldi e popolarità. Io amo essere qui, i rischi non mi spaventano.

In America avendo cambiato molte squadre hai girato tante città, la migliore?

Sono stato fortunato, sono capitato in città bellissime. San Francisco forse è una delle più belle. Toronto bella ma un freddo assurdo, non mi piaceva il clima. New Orleans città divertentissima e calda. Chicago stupenda, mi sono divertito un sacco lì.

Nell’ultima sfida avete battuto i Pistons. Hai incontrato Datome, l’hai incoraggiato visto il suo momento difficile?

Gigi l’ho visto sia all’andata che al ritorno. Ho passato quello che ha passato lui, quando non hai la possibilità di esprimere il tuo gioco e il tuo talento. Sta passando un brutto momento però gli ho detto di non mollare, di farsi trovare pronto anche per due minuti, perché l’nba è un mondo che non si sa mai. Lui è un bravo ragazzo, che lotta, spero faccia vedere il suo talento.

Kobe Briant ha detto che hai vinto l’All star game con tre airball e lui di airball non ne tira. Che gli rispondi?

Non mi fa né caldo né freddo, è ovviamente un mio idolo, ma la verità è che ho vinto quindi non mi interessa cosa ha detto, la vittoria non me la leva certo la sua dichiarazione.

Hai cambiato spesso numeri di maglia. Con che criterio scegli i numeri?

Il 18 con i Golden States perché ero la diciottesima scelta, A Toronto avevo lo 0 perché ripartivo da zero, a New Orleans otto perché era il numero con cui vinsi lo scudetto in Fortitudo, a Chicago sempre l’otto, a San Antonio 3 perché è il numero perfetto e sta portando bene. Non mi affeziono ai numeri, cambio.

La barba lunga ha un valore simbolico?

Mi piace , senza barba sembro un ragazzino di 14, devo curarla di più lo so. E’ selvaggia ma mi piace così.

Popovich che tipo è?

E’ il Numero uno, fantastico, un signore, con i giocatori ha un rapporto rispetto. Fuori dal campo ha una grossa passione per i ristoranti, i vini,, è uno che ama mangiare e sperimentare sempre posti nuovi.

Lo hai fatto mai arrabbiare?

Spesso. Proprio contro i Pistons è capitato che abbia sbagliato in difesa, mi ha guardato malissimo. Per una palla persa ha chiamato il time out e m’ha cacciato due urli….

A San Giovanni in Persiceto ci torni?

Ora spero di tornare in Italia il più tardi possibile, ma all’All star game sulla mia scarpa nike c’era la sigla sgp, in onore del mio paese.

Con chi sogni la finale?

La finale la vorrei fare con Miami o Indiana. Farò il massimo per arrivarci.

Juventus – Udinese: piccoli buzzurri crescono

La storia della Juve che si becca 5000 euro di multa per i “Merda” urlati da bambini dai dodici anni in giù al portiere dell’Udinese è davvero pietosa.
Non so se sono più schifata dai ragazzini, dai padri che li hanno tirati su, della Juventus che intende andare avanti con questa simpatica iniziativa o dai vari Malagò che minimizzano l’accaduto invitando a non perdere di vista il lato bello della faccenda. Non c’è proprio niente di bello e non è un fatto “increscioso”, come ha detto il club bianconero. E’ un fatto schifoso, che racconta un bel po’ di cose.

La prima è il come molti padri avvicinano al tifo i propri figli, in un’età in cui i padri sono un modello e gli eroi che i figli scimmiottano. Eroi troppo spesso ben poco eroici, ahimè. Padri che anzichè raccontare ai bambini il lato bello dello sport, la passione, le storie, il sacrificio e pure il tifo appassionato e sfegatato che fa tornare quei papà un po’ bambini e che alle volte è l’unico punto di contatto con i figli di quell’età, vomitano insulti. Insegnano che il tifo è merda urlato allo stadio e che la curva è il posto in cui i maschi fanno i maschi idioti ma non fanno le solite cretinate tipo la gara a chi piscia più lontano, fanno la gara a chi piscia di più in faccia all’avversario. Questa è la complicità che quei padri hanno con i propri figli.

La Juve e Malagò fanno male a sdrammatizzare. Se vogliono uno sport pulito, un calcio in cui non ci si aspetta fuori dallo stadio con le spranghe e non si invita il Vesuvio a eruttare o il negro a tornare nel suo paese, dovrebbero confidare nelle nuove generazioni, visto che le vecchie hanno già abbondantemente deluso. Altro che “ripeteremo l’esperienza”, “guardiamo il lato bello”. Questi piccoli buzzurri devono imparare che la violenza, anche quella verbale, con lo sport non c’entra niente. Che la parolaccia ti può scappare nel salotto di casa tua, ma che allo stadio si è persone civili. Bambini civili. Io domenica prossima questi piccoli buzzurri, li farei sì entrare allo stadio. Ma a fine partita. A raccogliere bottiglie, carta, mozziconi di sigarette e schifezze varie. I 5000 euro di multa sono acqua fresca. I merda urlati da bambini neanche adolescenti, sono acqua torbidissima.

Terra dei Fuochi e spesa quotidiana

Il tema è delicato, per cui cercherò di essere più chiara possibile. Alla luce di quello che è emerso sulla Terra dei fuochi e su molti campi destinati alle coltivazioni di frutta e ortaggi che finiscono non si sa dove, alcune mamme milanesi, in primis la mia amica Petra Loreggian, si sono chieste da dove arrivino le materie prime che finiscono nei piatti dei nostri figli che mangiano alla mensa scolastica. Continua

Balotelli e quelli che se ne fregano

Appartengo alla fitta schiera di persone a cui Balotelli non piace e non è simpatico, e questo penso si sia capito da un pezzo. La faccenda Fico è addirittura la meno fondamentale nella lista degli episodi che hanno contribuito a regalarmi un’idea di lui non proprio edificante, e semplicemente perchè non penso che la Fico sia molto meglio di lui. Anzi.

Il suo ultimo tweet però è davvero il sunto del mio pensiero su di lui Continua