E dunque, chi incontro sulla Rambla a Capodanno?
Continuo a sostenere che la Pascale non esiste: è…
Il mio pezzo su Libero di oggi sulla giungla di…
Il mio pezzo su Libero di oggi sulla giungla di buoni consigli per tirar su il figlio perfetto. A cui io non credo manco per niente:
Non sono i figli a rendere faticoso lâessere genitori. Sono gli psicologi infantili. Meglio una sceneggiata di mio figlio al ristorante con lancio di posate e moti dâira da far sembrare Sgarbi una violetta odorosa, che la consueta illuminante teoria sullâinfallibile metodo educativo per tirar su figli educati, creativi, rispettosi, campioni olimpici e senza peli superflui. Lâultima formula magica per trasformare bimbi che ancora gattonano e hanno già due roghi domestici in curriculum in sobri damerini, lâhanno partorita gli psicologi infantili americani. Tenetevi forte perchè è una teoria così rivoluzionaria da scardinare le fondamenta della pedagogia moderna oltre che accelerare lo scioglimento dei ghiacci, e cioè: se volete una prole invidiabile, meglio un elogio che le vostre cinque dita marchiate a fuoco sulla chiappa di vostro figlio. E le verità rivelate degli educatori americani mica si fermano qui: â Lâeccesso di severità rende i bambini aggressiviâ. âValorizzate i comportamenti buoniâ. âAbbracciate spesso i vostri figliâ. Sì, insomma, il nuoto è lo sport più completo, i gatti sono indipendenti, Renzi non lo voto ma mi è simpatico e così via. La teoria però ha anche risvolti più interessanti, del tipo: âSe il bambino si lamenta, fatelo anche voi: lâeffetto straniante aiuterà a sdrammatizzareâ. In parole povere, gli psicologi infantili suggeriscono a rispettabili padri di famiglia a capo di una multinazionale, di battere i piedi e frignare per mezzâora in un negozio di giocattoli se hanno finito i Lego Factory, per contare sullâeffetto straniante. Ovviamente quello degli assistenti sociali che gli toglieranno la patria potestà in quindici secondi netti. Poi câè lâappassionante concetto del castigo creativo: âSe vostro figlio si rifiuta di apparecchiare la tavola, fategli frequentare un corso di cucina, così sviluppa una competenza legata al suo atteggiamento negativoâ. E qui gli psicologi americani mi perdoneranno, ma se mio figlio si rifiuta di mettere due bicchieri su una tovaglia, io lo prendo molto delicatamente per un orecchio, non spendo seimila euro per fargli insegnare da Cracco a pulire una rana pescatrice. E poi che razza di teoria sarebbe? Se si rifiuta di frequentare i nonni, lo mando a lezione da Francesca Pascale? Lo so. Sono allergica al dogmatismo pedagogico e probabilmente qualche regola universalmente sacrosanta in fatto di educazione esiste anche, ma chiunque sia genitore sa che quella dei buoni consigli su come crescere figli perfetti, è una giungla intricata e ridicola in cui è vero tutto e il contrario di tutto. Câè la teoria della mamma tigre, ispirata al libro della cinese Amy Chua, in cui la mite signora racconta di quanto sia educativo lasciare sua figlia fuori dalla porta di casa in pieno inverno se si rifiuta di studiare violino. Un volume al cui confronto il Mein Kampf è un libro di ricette di Benedetta Parodi. E ovviamente, la signora Chua è in buona compagnia, perchè accanto alla mamma tigre câè anche il papà aquila, quello che non tollera errori e inciampi nei figli, dà unâeducazione militaresca e li butta giù dalla rupe per insegnargli a volare. E qui mi si perdoni la psicologia da bar sotto casa, ma se proprio vogliamo scomodare la zoologia, la sensazione è che aquila e tigre siano entrambi destinati a avere figli âmuliâ, ovvero dei simpatici ragazzi destinati a prendere a calci i genitori non appena varcata la soglia dellâadolescenza. Ma quella dellâeccesso di severità e delle regole ferree è una teoria educativa dalle mille sfumature. Conosco madri che chiedono di spostare la prima alla Scala se coincide con lâorario del bagnetto del primogenito. Genitori che applicano lâ âInfant Potty Trainingâ, ovvero la tecnica con cui a pochi mesi di vita un bambino imparerà a farla nel vasino e pure a centrare la turca a trecento metri di distanza, come se a spisciarsi per un anno nel pannolino si rischiasse di venir su come la Minetti. E poi câè chi ti dice che se non lo allatti al seno, a tredici anni avrà il poster di Francesca Cipriani nella cameretta, chi ritiene che i figli debbano frequentare corsi di nuoto, tennis, pianoforte, sci dâacqua, mosaico e scrittura giapponese e che lasciargli quel sacrosanto quarto dâora al giorno per rompersi la balle a casa, sia una scelta da genitore sciatto e poco attento. Ma câè la corrente opposta, quella più vicina allâultima teoria educativa americana, popolata da genitori orsetti, docili e protettivi, da mamme cocker, ansiose e avvolgenti e da mamme chiocce, destinate ad avere figli che rimarranno attaccati alla gonna della madre e nuore che gliela strapperanno a unghiate. Genitori totalmente in balia di figli prepotenti che cedono a ricatti che nemmeno i guerriglieri maoisti. E poi il metodo Montessori, per cui se dai ai bambini piatti e bicchieri di ceramica e di vetro, impareranno a prendersi cura delle cose e delle persone, roba che se è vero al mio prossimo fidanzato piazzerò un vaso cinese in mano dalla prima sera a cena. O il metodo steineriano, quello scelto per i figli di Berlusconi, che pareva pure aver funzionato finchè Barbara non sâè fidanzata con un calciatore come una Dilettuso qualunque. Insomma, il caos. Tanto più che esistono figli educati allo stesso modo con risultati decisamente diversi. Per dire, John e Lapo Elkann sembrano cresciuti lâuno dalla signorina Rottermaier e lâaltro da Willy Wonka, per cui è chiaro che le teorie educative hanno più falle di unâarringa di Ghedini. E allora io dico la mia, visto che un figlio in curriculum ce lâho. Quello che gli psicologi non hanno il coraggio di dire è che i figli sono un terno al lotto. Che puoi piegare una sfumatura, non lâindole. Che si va a tentativi. Che i figli spesso non ci somigliano e che tante volte si ricorre a un metodo perchè speriamo che non diventino quello che sono, ma quello che siamo noi. Che puoi fare del tuo meglio e dare un colpetto col martello ai pezzi difettosi, ma lâingranaggio è quello che ti consegna lâostetrica il giorno più denso di incognite dellâesistenza di un genitore. Eâ ora che qualcuno lo dica agli psicologi infantili. Ovviamente con delicatezza, e senza sculacciate.
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E' un paese dalle mille sorprese il nostro. Si candida Giacinto Canzona, l'avvocato sputtanato da Striscia per le brillanti trovate tipo "figuranti che inventano di aver abortito a causa del naufragio
della Concordia per andare in tv". Tra l'altro ha la stessa strategia di Schettino: ne ho fatti morire qualche decina ma ne ho salvati mille/Ho inventato qualche cazzata ma ho smascherato quelle dell'informazione. Un genio.
Uscite Regina e Margherita. A #masterchef se ti…
Uscite Regina e Margherita. A #masterchef se ti chiami come una pizza sei fuori.
Lo status su whatsapp della Minetti l’ha scritto…
Uno dei motivi per cui mi piace l’idea di aver…

Uno dei motivi per cui mi piace l'idea di aver chiamato mio figlio Leon, è sapere che quel piccolo capolavoro che è Il piccolo principe, è dedicato a un Leon che non ha mai abbandonato la sua rosa, la sua pecora, la sua museruola, la sua scatola. E mentre lo guardavo scartare i regali quest'anno, pensavo a come sarebbe bello se rimanesse capace di prendersi cura della sua rosa anche da adulto. La dedica de "Il Piccolo principe":
Chiedo scusa ai bambini dâaver dedicato questo libro a un adulto.
Ma ho un serio motivo: questo adulto è il miglior amico che io abbia al mondo.
E ho anche un altro motivo: questo adulto può capire tutto, perfino i libri per bambini.
Ho anche un terzo motivo: questo adulto abita una parte di Francia dove câè fame e freddo.
Se questi pretesti non sono sufficienti, voglio allora dedicarlo al bambino che fu, un tempo, questo adulto.
Tutti gli adulti sono stati bambini.
(Ma pochi se ne ricordano).
Correggo dunque la mia dedica:
A Léon Werth
quando era bambino.
(Antoine de Saint-Exupéry)