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Il mio pezzo su Libero di oggi sul sesso alle…

Il mio pezzo su Libero di oggi sul sesso alle Olimpiadi di Londra:

Io l’ho capito quando alla sfavillante cerimonia di inaugurazione ho visto Josateki Naulu Judo, che piega avrebbero preso queste olimpiadi. E se non avete idea di chi diavolo sia Josateki Naulu Judo, vi basteranno queste cinque parole perché la memoria vi torni rapida e sicura: il-portabandiera-delle-isole-Fiji. Lui. Quell’ambrato fascio di muscoli capace di sembrare più maschio di un bisonte africano nella stagione dell’accoppiamento anche col gonnellino di paglia da Barbie hawayana, che sventolava la sua bandiera con virile fierezza. Lui. L’uomo per cui lascerei figlio e credo religioso per andare a coltivare tapioca nelle verdi vallate delle isole del Pacifico. Ho guardato Josateki e il suo addominale unto come la focaccia di Recco, e ho capito che in questo mese di Olimpiadi, a Londra, si sarebbe consumato più sesso che tè in bustine. Del resto è facile immaginare il perché. Prendete un qualche centinaio di atleti in età da ormone infoiato abituati a trascorrere i loro anni migliori tra sveglie all’alba, ore di allenamento, diete ferree e stili di vita spartani e metteteli in cattività, rinchiusi in un villaggio con una densità abitativa di almeno sei bicipiti per metro quadrato, e il risultato sarà inevitabile: vedrete gente accoppiarsi pure in fila per il caffè nella sala mensa. E mica lo dico io, benchè più volte in questi giorni abbia invocato la metempsicosi perché mi regali una seconda vita da pallavolista russa, ma con un moto di sincerità ammirevole, l’ha confessato il portiere della nazionale Usa di calcio femminile Hope Solo. Una il cui nome evoca già maratone di sesso solitario, che ha detto senza tanti giri di parole : “Il villaggio è una specie di porto franco, ho visto gente fare sesso all’aperto, nei prati, dietro ai palazzi”. E tra un’allusione e un’altra, anche la signorina Hope lascia intendere che se in campo la sua porta è invalicabile, fuori dal campo si tolga i guantoni da portiere, indossi quelli di latex e lasci segnare parecchi rigori. Del resto, i dati parlano chiaro: quest’anno, nel villaggio, sono stati distribuiti la bellezza di 150mila preservativi e benchè si stimi che almeno 50mila siano stati riempiti d’acqua a mo’ di gavettone e tirati dietro a Filippo Magnini dopo le sue simpatiche dichiarazioni post-sconfitta, è evidente che il resto serve a quello che tutti immaginiamo. E invidiamo. A confermare la tesi della promiscuità olimpica ci s’è messo pure il nuotatore statunitense Ryan Lochte, un figaccione imperiale la cui apertura spalle è quella di uno pteranodon del giurassico, il quale ha dichiarato serafico che a Londra tre atleti su quattro fanno sesso e quelli che restano sono in fila col numeretto davanti camera sua. Aggiungendo che lui è molto eccitato. Inutile dire che con poi, quando si è aggiudicato la medaglia per i 400 misti , nessuno ha capito più se aveva fatto un figurone ad una gara di nuoto o in un rito orgiastico con 400 atlete di tutte le nazionalità, ma sono particolari irrilevanti. Rilevante eccome è invece il suo vezzo di mettere un bizzarro paradenti tempestato di diamanti in occasione delle premiazioni e pare che il solitario apparso incastonato sulla lingua di Flavia Pennetta due giorni fa sia un fenomeno non del tutto estraneo alla faccenda. Tra gli atleti più desiderati e responsabili dell’ingrifamento dilagante ci sono senz’altro il nuotatore francese Camille Lacourt, uno con cui qualsiasi donna starebbe volentieri in vasca ma quella idromassaggio di una spa tailandese, e la sexy pallavolista croata Antonija Misura, una che sta lì a ricordare, appunto, che in queste olimpiadi la Misura conta, quasi più che una medaglia al collo. Che le specialità olimpiche non siano tutte riferibili, lo confermarono in maniera inequivocabile i test delle urine fatti agli atleti a Pechino 2008, da cui emerse un dato interessante: c’è più viagra nella pipì degli olimpici durante le gare, che alcol nel sangue di Ernst di Hannover durante un addio al celibato. In particolare, pare ne facciano un uso massiccio quelli dell’atletica leggera, tant’è che ormai , sembra che il siepista tipo, quando vede una siepe, anziché saltare, ci si infratti con una del giavellotto. Insomma, possiamo affermare con certezza che se ci fosse stato Balotelli, a ‘ste Olimpiadi, a fine competizioni nell’Unione europea ci sarebbero stati più test per il dna che per la patente b. Sulla questione sesso olimpico si sono espressi pure gli immancabili Filippo Magnini e Federica Pellegrini. Lui, un mese fa, aveva dichiarato di starsene buono durante i giorni di competizione, mentre lei lo aveva smentito di recente, affermando che il sesso prima delle gare si fa eccome. Non sappiamo chi dei due abbia mentito ma ci sentiamo di fare un sentito augurio alla Federica nazionale: speriamo che i tempi di Filippo, sotto le lenzuola, siano quelli che ha avuto in vasca a Londra. Nel caso, c’è tutto il tempo per divertirsi.

Ecco tutte le balle di Cecchi Paone e del suo nuovo fidanzato da copertina

La scienza di Alessandro: baci all'alluce, gite in surf e il compagno folletto. Ma in questo amore sbandierato ci sono molte lacune…

Forse voi non ne siete al corrente, ma io ho un approccio scientifico alle cose, che mi restituisce un’idea della realtà oggettiva e verificabile. Premessa necessaria, per comunicare a voi lettori e alla comunità scientifica tutta, che ho un numero sufficiente di argomentazioni epistemologiche per dimostrare un’inconfutabile verità empirica: Alessandro Cecchi Paone è un cazzaro professionista.

E dubito potrà smentirmi, visto che il più strenuo sostenitore dell’approccio scientifico è proprio lui e mio caro Alessandro, non è che puoi chiedere al mondo di non credere agli ufo, agli spiriti e ai cerchi nel grano e poi pretendere che si creda alla tua ultima intervista rilasciata su Chi. Intervista che, per chi non lo sapesse, Cecchi Paone ha rilasciato in coppia col suo nuovo compagno, il ventiquattrenne portoghese Claudio Viana Fernandes e in cui i due fidanzatini di Peynet si dichiarano teneramente innamorati. Del resto, è di qualche settimana fa il raccapricciante scatto fotografico in cui Cecchi Paone ciucciava l’alluce del baldo giovane in mezzo alle acque di Ponza, una roba da spaventare la fauna ittica del Mediterraneo fino alle coste del Nord Africa, per cui è amore certo e di questo non dubitiamo.

I dubbi li sollevano invece svariati passaggi dell’intervista, la quale tocca delle punte di surrealismo che manco Dalì sotto anfetamine. Seguitemi attentamente. Cecchi Paone dichiara certo: «La solidità del mio rapporto con Claudio si basa sul fatto che lui è stato eterosessuale fino a quando non mi ha incontrato». Ovviamente, Claudio conferma: «Prima di Alessandro ho frequentato solo ragazze. Poi ho conosciuto lui».

Ora, io vorrei farmi gli affaracci miei, ma il mio noto approccio scientifico mi costringe ad analizzare una serie di dati in mio possesso e viene fuori che qualcosa non torna. Claudio apparve per la prima volta pubblicamente tra la platea dell’Isola dei famosi in qualità di parente stretto di Paone quando lui era sull’isola. Cecchi Paone lo presentò come il suo convincentissimo “personal trainer” e da quel momento fu un continuo domandarsi come mai il parente più stretto di Paone fosse uno che pareva un tronista scappato di casa, anziché un vecchio zio come quello di tutti gli altri.

Poi vennero fuori delle foto di Claudio, “il folletto” come lo chiama affettuosamente Paone (foto in cui da buon personal trainer maneggia attrezzi di varia natura), su un sito di appuntamenti galanti, di quelli in cui gli uomini cercano altri uomini per il calcetto del martedì sera ovviamente, accompagnate da una breve presentazione in cui si descriveva testualmente così: «Sono un bellissimo ragazzo bissex bello come quelli ragazzi che vedi nella pubblicità di Kelwin Klein (!). Sono qui per sodisfare ogni tuo desiderio per donne uomini e coppie. Lo so che le foto sembrano finte ma garanto che sono io». Ora, a parte che a me che uno sia così doppio da mettere la doppia pure nella parola BISSEX interessa poco. A parte che Cecchi Paone fa prima a imparare lui la breakdance che questo l’italiano. A parte che io comprendo tutti i gusti e le inclinazioni sessuali eccetto quelle che prevedano la presenza di Massimo Giletti. Ora la domanda è: se prima di Cecchi Paone ‘sto ragazzo era etero, quali desideri realizzava agli uomini? Montava parabole Sky sul terrazzo? E alle coppie? Pagava l’Imu per la casa? Ma soprattutto: chi ci “garanta” che non facesse altro? L’intervista non finisce qui. Cecchi Paone, alla domanda «Come vi siete conosciuti?», risponde: «Cercavo un personal trainer che avesse tempo di seguirmi e ho saputo che c’era un gruppo di brasiliani e portoghesi che s’erano appena laureati in scienze motorie a Lisbona e stavano girando l’Italia per festeggiare e cercar lavoro».

Ora. Anche qui l’approccio scientifico mi suggerisce che ci sia qualcosa che non torna. Mandrie di laureati in “filologia della tartaruga scolpita” che dal Portogallo vengono a transumare in Italia e della cui presenza si vocifera nel paese manco fossero gli ultimi dei Pellerossa venuti qui a svernare? Poi aggiunge: «Avere per casa questo folletto m’ha cambiato la vita. Andiamo al cinema quasi tutti i giorni. Sai la stupidata cinema/ pizza/ gelato?». Che voglio dire. Sono rivoluzioni. Se Claudio introduce pure il noleggio dvd e la termocoperta nell’esistenza di Cecchi Paone, alla prossima intervista anziché “folletto” lo definirà il Che Guevara della vita di coppia. Poi dice: «Portarlo col mio motoscafo a fare surf mi rende felice come un bambino!», dinamica che francamente risulta oscura perchè non ho mai visto un surfista arrivare sulla spiaggia dal mare come uno scafista tunisino ma questa gliela passo. Infine, dichiara: «Io spiego il rapporto che lega me e Claudio come il rapporto che c’è tra Batman e Robin».

Certo. E due supereroi sono omosessuali, Iron Man è metrosexual e Joker non s’è più levato quel ghigno dopo che ha visto Spiderman senza mutande. Francamente. La metamorfosi di Cecchi Paone è iniziata da un po’ per cui non ci si stupisce più di nulla. Che l’indole del cazzaro sia quella, ce ne eravamo accorti quando fece la piazzata ai Telegatti criticando i reality e partecipando all’Isola dei famosi pochi anni dopo per abbandonarla perchè incapace di stare lontano dalla civiltà per poi tornarci due anni dopo. O anche quando la sua sensibilità per la causa omosessuale fu tale che in occasione dell’uscita del suo libro, per ragioni certo ben lontane dal marketing, innescò la caccia al gay nella nazionale di calcio. E a noi Alessandro Cecchi Paone è stato sempre anche bene così, sia chiaro. Del resto, ha il suo alibi: ha insegnato alla Bocconi dove la Tommasi s’è laureata per cui è evidente che circola qualche strana sostanza nei condotti dell’areazione di questa università. Ma per quanto mi sforzi di credere nella sua buona fede, la scienza è scienza, per cui la domanda è: Alessandro mio, hai condotto “La macchina del tempo” e mi vuoi dire che sai cosa facevano i Babilonesi 4mila anni fa e non sai cosa faceva il folletto Claudio fino a qualche mese fa? Perchè se colui che ha fatto della scienza la sua ragione di vita e ha basato la sua conoscenza su dati empirici, ha queste distrazioni, allora la prossima edizione di Quark la può condurre Paolo Fox.

Selvaggia: “La regina del bunga bunga ha tutto il futuro davanti a sé”

La regina del Bunga bunga Il futuro della Minetti è ancora tutto davanti È la donna più cliccata e discussa, la meno discreta e impegnata. Con quella faccia tosta ci riserva ancora molte sorprese

Non so voi, ma io sono tre notti che non dormo all’idea di cosa ne sarà di Nicole Minetti. Le incognite sul futuro di questa sobria ragazza non mi danno pace e temo che se entro qualche giorno non si risolverà la questione dimissioni sì/dimissioni no, io dovrò passare allo xanax. Non potrei più vivere senza Nicole. Senza la mia amica chips, la sua bocca sempre un po’ schiusa a mo’ di cozza nel sautè e i giornali che mi briffano giorno e notte sulle sue ultime traversie.

Sono affascinata da tutto quello che fa Nicole, perché lo fa con lo stesso sfacciato menefreghismo della sua collega di protesi Belen Rodriguez e proprio come a Belen, a Nicole si perdona tutto. Anzi. I suoi inciampi, gli scandali, gli eccessi, amplificano la sua fama e abbindolano i media come neanche Paris Hilton ai bei tempi. Prendiamo le intercettazioni. Una donna normale, dopo quello che s’è sentito nelle sue telefonate al premier e a olgettine varie, si sarebbe scavata una fossa del diametro di un cratere meteoritico. Una donna normale, dopo che tutto il paese ha ascoltato i suoi “love of my life!”, le sue dissertazioni sulle tipologie di smutandate o la mitica telefonata al premier in cui lui le diceva di essere stato tradito da Fini e lei gli diceva di essere stata tradita dal boiler, si sarebbe infilata il casco da motocross anche per andare a fare la spesa.

Nicole no. Lei, con la sua voce da liceale in un film di Moccia, non solo se ne frega, ma mette su la faccia spavalda e piccata di quella “oraescoevadocolprimochecapita”. E che esce, ce ne accorgiamo per forza, perchè la Minetti, per ragioni insondabili quanto le smorfie di Filippo Facci, è la donna più ritratta e pubblicata mentre sfila su una strada asfaltata, dopo lo studente che sfidò il carro armato in Piazza Tienanmen. Basta che Nicole appaia sulle strisce pedonali o in prossimità di un passo carrabile, che i paparazzi si scatenano manco avessero visto Rosy Bindi limonarsi Balotelli contro un muro. Ed è per questo che io non potrei più fare a meno di Nicole. Le gallery “Nicole fa shopping senza reggiseno”, “Nicole passeggia coi leggins blu”, “Nicole fa la spesa col cappellino”, “Nicole esce e pesta una cicca”

sono ormai gli ultimi capisaldi dell’informazione di questo paese e io ne sono letteralmente affascinata. Così come sono affascinata dall’esoterica discrepanza tra la sua età reale e quella dimostrata.

Nicole ha ventisette anni all’anagrafe, diciotto al mare, trentacinque alle feste e cinquantotto in regione. Ma la vera forza di Nicole, sta nella sua profonda repulsione per il low profile. La parola sobrietà per Nicole è come l’acquasanta per un posseduto. E guardate che c’è della coerenza, in questa ragazza. Mentre una Carfagna qualunque si fa il taglio menopausa per sembrare credibile in politica, lei, in pieno ciclone Rubygate, con la gente che alla notizia del suo stipendio in regione vorrebbe appenderla per le estension al Pirellone, sfoggia la maglietta “Senza t-shirt sono ancora meglio”. Si presenta tutti i giorni con una Birkin diversa: il lunedì quella orange, il martedì quella nera, il mercoledì quella in pelle di struzzo, il giovedì quella in pelle di Emilio Fede e così via. E considerato che il prezzo medio di una Birkin è di 6000/10 mila euro, con la sua collezione di borse si appianerebbe il debito greco.

Del resto, che la Minetti schifi il basso profilo lo si evince anche dalla mitica intercettazione in cui un’olgettina la informa che entreranno nel registro degli indagati e lei risponde che sta entrando dalla massaggiatrice brasiliana. Ripeto. C’è il fascino della coerenza, in questa donna. E la sua vita sentimentale ne è l’ennesima dimostrazione. Dopo papi, dopo il “love of my life”, Nicole non s’è più vista in compagnia maschile. Sì, è apparsa in qualche foto in compagnia di Bobo Vieri, ma la sagoma di Vieri appare in sovraimpressione su tutte le foto in cui venga ritratta una showgirl dalla quarta in su, come le sagome dei fantasmi nelle polaroid, per cui non fa testo. S’è mormorato di una simpatia con Fabrizio Corona, ma si sarebbero visti troppo poco: i turni in tribunale non coincidevano. E siccome in questo paese di ipocriti la coerenza non paga, i detrattori della mia amica chips, ora che il “boss of the boss” sta per tornare in campo, spuntano come funghi. Angelino Alfano, che fino ad oggi aveva avuto paura di dire a Berlusconi anche “hai l’insalata tra i denti”, le dice di dimettersi. Formigoni, anziché preoccuparsi di far dimettere le sue camicie, pretende le dimissioni da Nicole. La Gelmini dichiara che “è ora di dare spazio alla militanza” e qui scusate, ma c’ è più militanza nel mettere in piedi una gara di burlesque che nel redigere un comunicato sui neutrini del Cern. La Santanchè le chiede in pubblico di lasciare il posto in Regione e in privato di lasciarle il posto dal chirurgo, che alle sei ha l’acido glicolico. E poi la solita Boccassini. La solita signorina Rottermeier che non crede alla buonafede di Nicole. L’amica chips non si presenta in tribunale per un legittimo impedimento che l’ha costretta ad un viaggio a Parigi e Ilda la vuole multare. Ora, se mettono le udienze il giorno in cui lei ha una gara di lapdance per i dirigenti del Paris Saint Germain , poi non è che uno può prendersela con la Minetti. Insomma, c’è un accanimento nei confronti della mia eroina preferita, che accresce ogni giorno di più la mia preoccupazione per il suo futuro. Cosa ne sarà di Nicole? Farà un calendario con i santi, ovvero tutti quelli che l’hanno sopportata in Regione? Farà il cinepanettone sfruttando le sue conoscenze linguistiche nei dialoghi col Cipolla? Si occuperà finalmente della piccola Ruby che non dimentichiamolo, le è stata affidata e l’avesse mai accompagnata una volta a fare una cosa normale, che so, una liposuzione, un filler per le labbra, una blefaroplastica? E infine, la questione che mi sta più a cuore: se è vero che vuole un milione di euro per andar via dalla Regione, il buon Silvio non le può fare un forfait di due e chiederle una buonuscita dal paese? Infine, ci sarebbe l’alternativa più estrema: seguire le orme di Sara Tommasi e darsi al porno. Il titolo c’è già: “Nicole vuole il Pirellone”, ma speriamo che gli alieni, questa volta, abbiano altro da fare.

Elogio della Santarelli che sdogana le smagliature

Il mio pezzo su Libero di oggi:

Le donne lo sanno bene. Ci sono due cose irreversibili in questa amara vita terrena: la morte e le smagliature. Che poi, a dirla tutta, qualcuno dall’aldilà racconta pure di essere tornato, ma ad oggi non esiste prova o testimonianza attendibile della reversibilità della smagliatura. Non esiste donna in grado di sostenere che quell’odioso reticolato di crepe biancastre possa essere cancellato e sconfitto. La smagliatura è la promessa d’eternità che la natura ha deciso di regalare alla donna: una smagliatura è per sempre. Ed è forse per questa idea di cupa ineluttabilità che è sempre stata un tabù. Trovi la star che ironizza sul suo naso, quella che scherza sulla cellulite, quell’altra che dichiara di avere lo stesso numero di scarpe di un’ala dell’Nba, ma sulle smagliature c’è un’ omertà che neanche sulla mafia garganica. Mai una star che abbia detto: ebbene sì, dopo la prima gravidanza sono tornata in forma a tempo di record, ma sulla chiappa destra m’è rimasta tatuata la foce a Delta del Mississipi. Mai. Perfino le paparazzate al mare, quelle fatte a tradimento, col sole allo zenit (e si sa che il sole allo zenit è il massimo amplificatore di tutti i difetti, roba che in quell’ora del giorno tutte le donne in bikini dotate di senno dovrebbero scegliere il coprifuoco come durante i bombardamenti aerei), hanno mai immortalato una smagliatura come Dio comanda. Florilegi di ginocchia flaccide, seni cadenti, culotte de cheval e perfino cicatrici da liposuzione, ma mai un bel primo piano di una coscia infestata da quegli odiosi rampicanti madreperla. Finchè non è arrivato il sorprendente colpo di teatro di Elena Santarelli, che a sorpresa, su twitter, ha postato due foto che non t’aspetti da un sex symbol di quelli indiscutibili e statuari e , soprattutto, da una che qualche anno fa aveva dichiarato con rara spudoratezza: “Il seno nuovo è stato il più proficuo investimento per la mia carriera”. Le foto in questione sono due primi piani delle sue cosce sì tornite, ma pure segnate da qualche inconfondibile striatura biancastra. Che Elena, sempre nei tweet che vi sto descrivendo, presenta ai suoi followers con tanto di nomi di battesimo per le sei smagliature immortalate: Genny, Mary e Frida quelle a sinistra e Gina, Pina e Lina quelle a destra. Il tutto, corredato di hashtag #vivaleimperfezioni. Ebbene sì. Sto per tessere le lodi di una showgirl bionda, alta 1,80, con calendario/tetta finta in curriculum e accasata con un calciatore, ma giuro, non sto fumando foglie d’assenzio essiccate. Sono lucidissima. Perchè Elena Santarelli non ha solo dimostrato di essere un raro esempio di autoironia in un mondo di sciacquette che passano le giornate a twittare le foto del piede fresco di pedicure e a ritwittarsi complimenti sui loro shatush così-belli-che –sembrano-naturali-mio-dio-voglio-l’indirizzo-del-tuo-parrucchiere, ma anche di essere la moderna paladina di una micro rivoluzione del costume: Elena Santarelli ha ufficialmente sdoganato la smagliatura. Come la Carrà ha sdoganato l’ombelico, Silvio la bandana, Bersani il peroncino, Casini il divorzio e Conte il parrucchino. La Santarelli è una rivoluzionaria, è il Che Guevara dell’imperfezione. E io gliene sono grata. Soprattutto perchè non è la Littizzetto o una qualsiasi racchia che con l’empatia e la paracula identificazione delle brutte ci si compra la casa al mare. Le sono grata perchè è disgustosamente bella ma è banalmente imperfetta, come tutte, e ha scelto di raccontarcelo. E un coming out del genere, per una che fonda la sua carriera su meriti estetici più che su competenze umanistiche, è ancora più apprezzabile e coraggioso. Certo, una cosa va detta. Quelle che la Santarelli chiama smagliature, potrebbero anche sembrare la zampata di un coniglio nano. Diciamo che una donna media, dopo una gravidanza, sulle cosce ha lo stradario di Los Angeles e Elena ha il reticolato di viuzze di San Gimignano, ma è il gesto, quello che conta. E il gesto della Santarelli, su twitter, web e giornali ha ricevuto, meritatamente, così tante lodi,encomi e consensi che ora ho solo un raccapricciante timore: non è che domani Sarkozy metterà su twitter le foto delle sue chiappe smagliate?