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Meglio un gorilla di certi maschi

Nel caso in cui l’umanità avesse bisogno di un’ulteriore prova della crisi irreversibile del maschio e dello stato di afflizione in cui è sprofondata la donna, eccovi serviti. In Giappone, a Nagoya, c’è uno zoo in cui le donne accorrono in massa e non per portare il primogenito a guardare il piumaggio del beccaccino o il nipotino a offrire l’erbetta al lama. Vanno a osservare, fotografare, bramare il nuovo sogno erotico delle giapponesi: un gorilla. 

Si mettono in fila ordinate davanti alla sua gabbia e attendono trepidanti il loro posto al di là delle grate per incrociare anche solo per pochi secondi lo sguardo dello scimmione. Ve lo dico subito. Se siete uomini e avete già la tentazione di liquidarle come un branco di cretine, vi rammento che molti di voi giorni fa erano in fila per farsi autografare il libro di Schettino, per cui sarebbe il caso di tacere.

Tra l’altro ho visto le foto, e il gorilla in questione, effettivamente, ha il suo perché. Intanto, ha uno sguardo più vispo di quello di Alfano e un nome, Shabani, decisamente più erotico di “Angelino”. Ha un curriculum da modello di Calvin Klein (nato in Olanda, cresciuto a Sidney e migrato in Giappone) e, soprattutto, lui, l’anello più primitivo dell’evoluzione, provoca nel sesso femminile un’ irresistibile nostalgia del maschio involuto. I motivi sono semplici. Shabani comunica solo quando serve, non ha un profilo facebook e non mette like sulle foto di babbuine discinte, non si spinzetta le sopracciglia e si tiene lontano dalle cerette a caldo, se si incazza con la sua gorilla femmina al massimo batte i pugni sul petto anziché mettere un suo video hot sul web, cammina sulle nocche anziché su un paio di mocassini color pastello e, pur essendo una star, non cederà alla tentazione di andare a “Uomini e scimmie” o sull’Isola dei famosi con qualche collega primate.

Shabani è un ominide, il maschio medio un omuncolo, questo lo rende così irresistibile agli occhi delle donne giapponesi. E non è un caso che le prima donne a crollare di fronte al fascino di uno scimmione siano state proprio loro, le giapponesi. In Giappone un quarto degli uomini sotto i 24 anni dichiara di non provare interesse per il sesso. Li hanno soprannominati “uomini erbivori”, ovvero indifferenti ai piaceri della carne. Nel Sol Levante, insomma, non si leva più nulla. Cala tutto, casomai, ragion per cui è facile comprendere che dovendo scegliere tra un coetaneo con la mascherina bianca e un fumetto manga sotto l’ascella e un gorilla che si arrampica su un albero a “mani nude”, l’ormone di quelle povere disgraziate delle giapponesi si impenni per il secondo.

E’ il fascino di King Kong. Quello che il palmo della mano te lo offre come giaciglio, anziché stampartelo in faccia come certi maschi moderni e insicuri. Quello che ti trascina sull’Empire State Building, anziché allo stadio la domenica. Quello che è programmato per accoppiarsi e riprodursi e quello fa, senza perdere tempo a infiocchettarti il fine con emoticon e messaggini su whatsapp.

Inoltre, e questo forse è l’elemento più interessante, il gorilla campa 40 anni, quindi non conosce crisi di mezza età, non si rincoglionisce dietro a scimmiette giovani e sculettanti ma ha la sensibilità di crepare un attimo prima di farti sentire una babbiona. Certo. L’idea di una donna che si fidanza con un gorilla fa un certo effetto, ma da quando sappiamo che Irina Shayk si accoppiava con Blatter l’asticella delle coppie mal assortite s’è decisamente abbassata. E poi diciamolo, pure ad accoppiarsi con un uomo involuto tipo un iscritto al Pd si commette un atto contronatura, solo che Shabani è decisamente più presentabile di De Luca. In ogni senso.

La mia guida ad EXPO 2015

“Il padiglione del Qatar vi aspetta per farvi assaggiare il gelato molecolare al pomodoro!”

Inizia con questo potente proclamo motivazionale gridato all’altoparlante il mio ingresso ad Expo, proprio nel giorno in cui Renzi e Hollande si incontrano per discutere delle recenti frizioni dovute alla paura che le frontiere restino chiuse. Alla Nutella, naturalmente. Mi concentro sullo slogan di Expo “Nutrire il pianeta” e imbocco il gigantesco vialone incorniciato dai padiglioni di tutto il mondo. Perché qui il tema portante è il cibo. E’ la grande contraddizione di un mondo in cui c’è chi muore di fame e chi d’obesità. Continua