Fare un test drive per SEAT, provando in anteprima la Nuova Ateca, è uno sporco lavoro che qualcuno deve pur fare. Se poi quello sporco lavoro si deve fare in un weekend di sole a Barcellona, il compito si fa ancora più arduo. So che mi capite. Continua
Ognuno ha le sue prime volte. Ad esempio, questo weekend è stata la mia prima volta a Ginevra. No, non ero al Cern a discutere di bosoni, ma per il salone dell’auto. Ed era la prima volta di SEAT nel mondo dei SUV. Che poi abbiano scelto me per parlarne è qualcosa che ancora fatico a decifrare. Dicono che rappresento bene la donna metropolitana a cui l’auto è destinata, e che il modello presentato (Nuova Ateca) è così ‘unexpected’ da necessitare una narratrice altrettanto inconsueta. Mi raccontano tutte le sue virtú, e io prendo appunti, senza ricordare a tutti che la mia confidenza con i motori è pari a quella dei gatti con l’acqua. E nonostante sia ancora convinta che lo spinterogeno sia semplicemente una zona particolarmente sensibile del corpo umano, mi rendo conto che l’auto è molto bella senza avere l’arroganza di certi SUV.
Ma soprattutto, gli amici di SEAT mi ricordano che quella di Ginevra è un’anteprima assoluta, e che la vettura sarà sul mercato, e in mani quindi di altre donne come me, solo da questa estate. E allora, volendo aiutarli a commercializzare un’auto che ci rappresenti in modo davvero fedele, ecco le mie 6 richieste da integrare nel modello definitivo:
– In attesa di avere un centro estetico attrezzato sui sedili posteriori, uno spruzzino ad acetone sul volante permetterebbe di rimuovere in modo efficace lo smalto senza abbandonare l’auto, così poi da riapplicare lo smalto sul volante come facciamo tutte. Ciò avrà evidenti benefici sul traffico, sollevato dal numero sempre più elevato di donne in cerca di semafori rossi per evitare di presentarsi ad un appuntamento con le unghie che sembrano un pianoforte.
– E se al semaforo comunque bisogna fermarsi, è giusto introdurre specchietti intelligenti in grado di orientarsi a favore del miglior esemplare di maschio intrappolato fermo a un rosso.
– La possibilità di ampliare il bagagliaio. Perché la versione attuale come si vede dalle foto è spaziosa, ma basta volerlo riempire con una scarpiera con tutta l’ultima collezione Jimmy Choo, i 15 giocattoli preferiti di tuo figlio, la spesa del giorno prima (specie la cassa di acqua da sei che resta lì per interi lustri) e quella del giorno stesso (perché avevi dimenticato di aver dimenticato lì quella precedente), una borsa da weekend per due già pronta e il cadavere di qualche ex del tuo fidanzato che mi va in difficoltà. Basta aggiungere l’esigua scorta di blush per i miei zigomi e sono costretta a viaggiare con il portellone aperto.
– va bene la spia dell’olio, va bene la spia dell’acqua, va bene la spia della benzina, ma occorre finalmente un sistema di spie completo, con led in grado di segnalare quando vai in riserva di fondotinta o rimmel.
– Un navigatore empatico, in grado di comprendere il mio umore appena entro in auto, adattando automaticamente il tono di voce utilizzato e ricordandoci ad ogni curva quanto siano più interessanti le nostre, di curve.
– Una ricerca intelligente dei parcheggi liberi, che te li segnala già sulla mappa e che manda una persona ad avvisare tutti che ‘no, il parcheggio è occupato, sto attendendo la persona’ anche se tu in realtà stai ancora salutando la babysitter.
Non chiedo certo di integrare tutto nel modello base, ma sono sicura che realizzare almeno una limited edition con tutte le suddette migliorie permetterebbe di conquistare in un solo momento tutte le donne simili a me. Che poi per un’azienda che ha tra i propri modelli iconici un’auto con il nome di mio figlio Leon, non mi sembrano neanche desideri così inesaudibili, no ?
IHG (acronimo di Intercontinental Hotels Group) mi ha chiesto di testare il loro programma reward destinato ai soci, e ho deciso di viziarmi un po’ spedendo i punti per un mini ipad (con cui ho scattato parte delle foto che vedete qui sotto), e un week end a Praga, comprensivo di volo e alloggio all’Intercontinental della città. Bello e confortevole l’hotel (senza contare il gradito e inaspettato upgrade in suite ricevuto all’arrivo), ma essendo la mia prima volta a Praga ho trascorso la maggior parte del tempo a girovagare per la città. Ecco quindi otto consigli per chi, come me, decide di visitare per la prima volta la capitale della Repubblica Ceca:
1) Andate a vedere l’orologio astronomico di Praga allo scoccare di un’ora e vedrete muoversi l’antico ingranaggio.
2) Fate il tour delle case di Kafka. Immaginarlo lì dove ha scritto i suoi capolavori fa un certo effetto.
3) Fate una passeggiata sulla collina di Petrin e arrivate fino alla torre panoramica, vedrete Praga dall’alto in tutto il suo splendore.
4) Cenate al ristorante Kamp Park sul fiume Moldava. Ci sono stati anche Johnny Depp e Hillary Clinton, ma soprattutto, si mangiano cose buonissime (prezzi non proprio contenuti)
5) Il ponte Carlo è una meraviglia.
6) Il castello, la casa del Municipio, il Vicolo d’oro, la cattedrale di san Nicola e la cattedrale di San Vito non potete perderli, ma ve lo ricorderanno tutte le guide.
7) Fate colazione da Bakeshop, che poi vuol dire fare un brunch perchè troverete dolce e salato.
8) Se potete, andate con un fidanzato o una fidanzata. Praga è schifosamente romantica.
Durata del viaggio: 8/24 agosto 2015. Itinerario: Tokyo/Kyoto/Hiroshima/Miyajima/Tokyo Con chi: con mio figlio Leon, 10 anni Partenza: da Milano Malpensa, arrivo a Tokyo, Narita airport. Fuso orario: sette ore avanti Vantaggi del periodo: voli a prezzi bassi, molte feste. Svantaggi del periodo: il caldo ai limiti dell’insopportabile e il notevole flusso turistico. Se siete quelli che scappano dagli italiani, sappiate che Tokyo ad agosto in alcune zone può sembrare Anzio. Per non parlare di Kyoto. Voto all’esperienza da 1 a 10: 9 Difficoltà del viaggio (sola con un figlio eh) da 1 a 10: 7
“Il padiglione del Qatar vi aspetta per farvi assaggiare il gelato molecolare al pomodoro!”
Inizia con questo potente proclamo motivazionale gridato all’altoparlante il mio ingresso ad Expo, proprio nel giorno in cui Renzi e Hollande si incontrano per discutere delle recenti frizioni dovute alla paura che le frontiere restino chiuse. Alla Nutella, naturalmente. Mi concentro sullo slogan di Expo “Nutrire il pianeta” e imbocco il gigantesco vialone incorniciato dai padiglioni di tutto il mondo. Perché qui il tema portante è il cibo. E’ la grande contraddizione di un mondo in cui c’è chi muore di fame e chi d’obesità. Continua
E’ una delle più belle mail che abbia mai ricevuto. E’ di un insegnante di 28 anni e parla della sua storia, della ex Jugoslavia e di nazionalismo. Anzi. Di nazionalismi. Letta qui a Mostar, in cui mi trovo da ieri, e’ stata una lettura importante e indimenticabile. Ma sono sicura che lo sarà anche per voi. Continua
Per raccontarvi le mie vacanze di quest’anno e il perché proprio li’, devo partire da lontano. Dal 1991. L’anno in cui feci un viaggio tra Montenegro e Dalmazia con i miei genitori. Un viaggio bellissimo tra Budva, Sveti Stefan, Dubrovnik, bocche di Cattaro, Cetinje. Avevo 17 anni e io li’ con i miei genitori non ci volevo andare. I miei amici erano in vacanza in Italia e in posti che mi sembravano più divertenti e avevo protestato vivacemente. Continua