Io e Fabio De Vivo abbiamo intervistato la star italiana dell’Nba Marco Belinelli per M2o.
Ecco l’anteprima del’intervista che andrà in onda oggi alle 18,00:
La vittoria all’All Star Game, tantissimi punti realizzati in campionato, cosa è successo in questa stagione da rendere tutto così speciale?
Succede che mi trovo in una grande squadra piena di motivazioni e ne sono consapevole, quindi ne beneficio anche io. Puntiamo a vincere l’anello, cercheremo di rifarci dopo che ci è sfuggito lo scorso anno. Siamo una grande famiglia, c’è grande affiatamento tra giocatori e allenatore.
Con chi hai legato di più?
Sicuramente con Ginobili. Lo conoscevo già dagli anni in Virtus, parliamo in italiano sia fuori dal campo che dentro. Possiamo dirci cose che capiamo solo noi, durante le partite diciamo cose che gli altri non possono capire, abbiamo dei messaggi in codice ed è un bel vantaggio.
Con chi ti piacerebbe giocare? Hai un giocatore che vorresti come compagno di squadra?
Sono fiero di giocare con giocatori come Duncan, Tony Parker e Ginobili,. Avrei voluto giocare con Shaquille O’Neal, sarebbe stato un sogno.
Quanta differenza c’è tra il tipo di allenamento che si fa in America e quello europeo?
Non c’è paragone. Io mi sono abituato al modello di allenamento americano e non tornerei mai indietro. Non ci si allena tantissimo, abbiamo 82 partite quindi ci alleniamo in campo, da regolamento abbiamo solo un allenamento al giorno la mattina, poi qualcuno fa pesi, qualcuno altro, ma è fantastico perché con questi ritmi riesci ad avere la tua vita. In Italia anche con la nazionale ci sono due allenamenti al giorno, è pesante.
Però lì ci sono trasferte, viaggi molto lunghi…
I viaggi sono lunghi sì, facciamo 41 trasferte, ma la settimana in cui giochiamo in casa è tutto molto rilassato, esci, vai a cena , hai i pomeriggi liberi. In Italia giochi solo una volta a settimana e ti alleni due volte al giorno, è un sistema che odio.
In questi giorni si parlava del fatto che dopo tot anni molti giocatori di basket finiscono in bolletta. Tu che fai, sperperi o metti da parte?
Io ho mio fratello che gestisce i miei guadagni e sono oculato, metto i soldi da parte, anche dopo il basket credo sarò tranquillo.
La regola dell’Nba che ti ha stupito di più?
L’Nba ha un’organizzazione incredibile. Per i giovani che arrivano lì indicono mille riunioni per spiegare come mantenere soldi e anche come comportarsi con le donne. Mi hanno detto di stare attento alle ragazze, siamo molto ambiti , raccomandano di non fidarsi delle ragazze ,che possono essere attratte da soldi e popolarità. Io amo essere qui, i rischi non mi spaventano.
In America avendo cambiato molte squadre hai girato tante città, la migliore?
Sono stato fortunato, sono capitato in città bellissime. San Francisco forse è una delle più belle. Toronto bella ma un freddo assurdo, non mi piaceva il clima. New Orleans città divertentissima e calda. Chicago stupenda, mi sono divertito un sacco lì.
Nell’ultima sfida avete battuto i Pistons. Hai incontrato Datome, l’hai incoraggiato visto il suo momento difficile?
Gigi l’ho visto sia all’andata che al ritorno. Ho passato quello che ha passato lui, quando non hai la possibilità di esprimere il tuo gioco e il tuo talento. Sta passando un brutto momento però gli ho detto di non mollare, di farsi trovare pronto anche per due minuti, perché l’nba è un mondo che non si sa mai. Lui è un bravo ragazzo, che lotta, spero faccia vedere il suo talento.
Kobe Briant ha detto che hai vinto l’All star game con tre airball e lui di airball non ne tira. Che gli rispondi?
Non mi fa né caldo né freddo, è ovviamente un mio idolo, ma la verità è che ho vinto quindi non mi interessa cosa ha detto, la vittoria non me la leva certo la sua dichiarazione.
Hai cambiato spesso numeri di maglia. Con che criterio scegli i numeri?
Il 18 con i Golden States perché ero la diciottesima scelta, A Toronto avevo lo 0 perché ripartivo da zero, a New Orleans otto perché era il numero con cui vinsi lo scudetto in Fortitudo, a Chicago sempre l’otto, a San Antonio 3 perché è il numero perfetto e sta portando bene. Non mi affeziono ai numeri, cambio.
La barba lunga ha un valore simbolico?
Mi piace , senza barba sembro un ragazzino di 14, devo curarla di più lo so. E’ selvaggia ma mi piace così.
Popovich che tipo è?
E’ il Numero uno, fantastico, un signore, con i giocatori ha un rapporto rispetto. Fuori dal campo ha una grossa passione per i ristoranti, i vini,, è uno che ama mangiare e sperimentare sempre posti nuovi.
Lo hai fatto mai arrabbiare?
Spesso. Proprio contro i Pistons è capitato che abbia sbagliato in difesa, mi ha guardato malissimo. Per una palla persa ha chiamato il time out e m’ha cacciato due urli….
A San Giovanni in Persiceto ci torni?
Ora spero di tornare in Italia il più tardi possibile, ma all’All star game sulla mia scarpa nike c’era la sigla sgp, in onore del mio paese.
Con chi sogni la finale?
La finale la vorrei fare con Miami o Indiana. Farò il massimo per arrivarci.