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Intervista a Chef Rubio

Guardi Gabriele Rubini in arte Chef Rubio e pensi: questo non solo cucina, ma se occorre la cucina te la monta pure sollevando i pensili con la stessa naturalezza con cui gira il risotto. E in fondo è questo, e non solo questo, che distingue Chef Rubio dagli altri cuochi che circolano in tv: il braccio tornito e tatuato con cui gira il risotto. Che è quello di chi mescola ma anche di chi si mescola. Alla gente, alla strada, allo sport, alla vita. Ed è una vita concentrata la sua, più di certi sughi che mette sul fuoco. Trent’uno anni, ex rugbista (ha giocato a Roma, ma anche in Nuova Zelanda), i primi passi in cucina proprio mentre giocava dall’altra parte del mondo, un trasferimento in Canada per fare nuove esperienze in cucina, poi il fortunato esordio in tv, su DMax, in cui ha condotto la prima stagione di “Unti e bisunti” (è in arrivo la seconda). Ora, sempre su Dmax, Rubio conduce “Il cacciatore di tifosi”, in cui spiega alla gente comune il suo primo amore: il rugby. E nel frattempo, siccome la celebrazione di un cuoco passa attraverso la pubblicazione di un libro di sue ricette, ha pure scritto un libro insieme alla ricercatrice Stefania Ruggeri, “La nuova dieta mediterranea”.

Copertine, foto patinate, ora anche il libro. Non mi dire che ti stai imborghesendo anche tu.
Non ci penso proprio. In realtà io al libro ci pensavo già quattro anni fa, quando la popolarità era ancora una cosa lontana e nessuno, allora, se lo avessi proposto mi avrebbe calcolato. Volevo scrivere qualcosa contro questa mania di fare i nuovi americani, anziché essere i vecchi mediterranei che siamo. Ormai tra un burger bar, un sandwich e un like su facebook, ci nutriamo e basta, non assaporiamo. La cucina mediterranea è un ritorno alle sane abitudini.

Il libro è un po’ anomalo in effetti. Tra ricette e considerazioni scientifiche c’è anche la tua prosa, un Rubio scrittore. Dopo la bruschetta nell’olio vuoi intingere la penna nel calamaio?
Sì, perché amo scrivere e la scrittura è come la cucina: la pratichi per te stesso, certo, ma puoi la vuoi anche condividere. E poi io sono orso, faccio fatica a esprimermi parlando, anche se parlo bene, ma con la scrittura mi viene più facile. Ho un blog, traslochifunebri.blogspot.com in cui scrivo e dico che siamo tutti morti viventi che camminano portandosi dietro la propria bara.

Quindi il prossimo passo sarà la letteratura. Nel frattempo dal rugby sei passato alla cucina. Sei meglio come rugbista o come cuoco?
Il rugbista l’ho fatto per diciotto anni, quindi dico meglio come rugbista. E poi in cucina raggiungere la famosa eccellenza è una cosa complicata. Anzi, forse non la si raggiunge mai. Nel film “Jiro dreams of sushi” questo meraviglioso ottantacinquenne giapponese mostra come da settant’anni fa sempre la stessa cosa, prepara sempre lo stesso sushi, seguendo sempre lo stesso rituale. L’eccellenza è un moto perpetuo, ogni giorno ci si può superare.

Dimmi la verità. Street food, tatuaggi, la calata romana. I cuochi stellati non ti guardano dall’alto in basso?
Mi frega davvero poco dei cuochi stellati e poi i migliori non sono quelli che vanno in tv, quelli sono comunicatori. Per me il cuoco stellato numero uno è Alessandro Breda del Gellius di Oderzo. Mi basta un suo “Vai così” per avere le giuste motivazioni.

Facciamo il gioco della torre. Se dovessi buttare giù un cuoco a scelta tra Carlo Cracco, Benedetta Parodi e Gualtiero Marchesi, a chi daresti la spinta?
A Benedetta Parodi, lei è una comunicatrice per massaie. E’ la Barbara D’Urso dei fornelli.

Ma la tv la guardi?
Non la vedo dal 2006, e non lo dico per dire, è così. Mi vado a cercare quello che mi interessa su youtube, mi informo, ma seleziono. La tv per me è come la compagnia: va selezionata quella giusta. E poi preferisco leggere.

Cosa leggi?
Murakami. La Yoshimoto. Mai libri di cucina. Io amo la cultura giapponese perché i giapponesi sono eclettici come me.

Aprendo un menù al ristorante, c’è qualcosa in particolare che ti manda in bestia?

Sì. L’incapacità di scriverlo in primis. Quando vedo che per descrivere un piatto ci vogliono cinque righe, quando leggo termini come “Aria” “spuma”, “letto di”, mi irrito. Troppe parole nascondono poca sostanza. La cucina è una cosa semplice, i piatti si descrivono citando tre ingredienti massimo e non scrivete “in crosta di” se poi la crosta manco c’è!

Le donne subiscono il tuo fascino in modo indegno, e non solo il tuo. Cos’hanno i cuochi di così attraente?
Noi facciamo cose che nessuno fa più. Gesti che non sono più dei riti come una volta nelle famiglie. Nessuno ha più tempo di impastare, fare il brodo e la gente rimane imbambolata davanti alla tv a guardare noi che siamo ancora capaci di farlo.

Hai a cena la Santanchè. Cosa le cucini?
La devo per forza invità?

Si è autoinvitata.
Allora qualcosa che non va masticato troppo, non vorrei mi si scucisse o crollasse l’impalcatura. Niente bistecche troppo alte che si rischia. Magari un brodo di gallina vecchia, che è buonissimo.

E se a cena hai la Boschi?
Mi pare una sveglia, ma non l’ho capita ancora bene. Le offrirei pesce crudo e un bicchiere di vino, così si svelerebbe per quello che è davvero.

Un cibo italiano sopravvalutato?
Il cibo italiano è svilito quando viene fatto male e succede spesso. La pizza è una cosa fantastica, ma la pizza di Spizzico non è pizza.

Il posto in cui si mangia meglio e peggio nel mondo.
Meglio in Giappone, non ci piove. Lì ho mangiato ovunque, dai posti davanti alle fermate dell’autobus ai ristoranti stellati con sei tavoli in tutto e il cibo era sempre incredibile. Il posto
in cui si mangia meno bene direi il Nord Europa, forse l’Olanda. Sono pieni di materie prime fantastiche ma non sanno sfruttarle al meglio.

Nel libro dici che la dieta mediterranea aiuta a fare meglio l’amore. Sottoscrivi?

Certo. Se mangi bene, se mangi i cibi della dieta mediterranea, non sei appesantito e hai energia da bruciare molto velocemente. In più, il liquido seminale dell’uomo ne beneficia perché col cibo giusto è di più e più buono. Se ti fai una bistecca con salsa bernese poi ti accasci sul divano. Se mangi mediterraneo, sei più invogliato a sbattere la donna contro il muro.

(mi schiarisco la voce). La popolarità ti consente di cucinare per milioni di italiani. Ma riesci ancora a mangiare tranquillo?

Insomma, diciamo che non mi posso più sbrodolà come una volta e che devo sta attento alla ruchetta in mezzo ai denti, ma tutto sommato, va bene così.

E comunque, diciamolo: all’uomo che ti sbatte contro al muro per una semplice pastasciutta, poi la camicia sbrodolata, noi donne, la smacchiamo più volentieri. Figuriamoci se quell’uomo è Chef Rubio.

Intervista a Joe Bastianich

Non fa sguardi da piacione alla Cracco. Non edulcora la pillola come Barbieri. Joe Bastianich è l’unico giudice di Masterchef che se ne frega di piacere alle donne e se ne frega di piacere ai concorrenti. Un po’, forse, gli è dispiaciuto non essere piaciuto al pubblico (numerosissimo) della finale di Masterchef, che ha bocciato con la stessa spietatezza con cui lui stampa un piatto sul muro, l’esperimento della diretta.

Eravate abituati bene. Consenso unanime, Masterchef è forse uno dei programmi col più alto gradimento della storia della tv negli ultimi anni, come avete preso voi giudici le critiche che vi sono piovute addosso dopo la finale in diretta?
Mi è dispiaciuto. Abbiamo voluto provare a fare tutto dal vivo e abbiamo sbagliato. Non lo faremo mai più, ma è come in cucina, sbagliando si impara.

Un po’ è stata anche colpa vostra. I dirigenti Sky vi hanno lanciato i piatti in testa come fai tu?
C’erano molte facce lunghe il giorno dopo in Sky, questo sì. E’ un programma che viene realizzato in molto tempo, poi montato con attenzione, dal vivo non rende, credo che sia stato un po’ un peccato per tutti.

Non avevi messo in preventivo il fatto che tu, Barbieri e Cracco non siete tre showman?
Forse no, ma la verità è che abbiamo condotto male, è stato gestito male, è stato un momento di tv non all’altezza del resto che avevamo fatto, spero solo che il pubblico ci perdoni.

Parliamo del vincitore. L’anno scorso l’avvocato, quest’anno Federico il pignolo. La simpatia non vince in cucina.
Federico non è affatto antipatico, anzi, è simpatico. E’ solo un po’ precisino e tanto spigoloso.

Anche l’avvocato era simpatico?
Simpatica non è la prima parola che mi viene in mente pensando a lei.

Quale ti viene in mente?

Causa persa.

Per chi tifava Bastianich?
Quest’anno erano tutti bravi, ma Almo, Salvatore ed Enrica erano i miei preferiti.

La standing ovation però il pubblico l’ha riservata ad Alberto.

L’Italia ama Alberto perché conosce la vita, è un grande uomo, saggio e poeta.

Tua mamma ti rimprovera mai la tua rudezza nei giudizi?

Eccome! La mattina dopo la puntata mi manda delle email di fuoco, in cui mi scrive “tu sei scorretto!”, “Cattivo!”, “Smettila di fare così!” e io mi faccio sgridare a quarantacinque anni, ma sono abituato.

Su di te aleggia un mistero. Cracco e Barbieri hanno spadellato spesso a Masterchef, tu sai cucinare?
So cucinare, ma non sono un cuoco, io faccio il giudice e il selezionatore di cuochi, quindi sono un intenditore di cucina, ma cucinare non è il mio lavoro.

Ok, ma se mi inviti a cena due uova strapazzate le sai fare?

Stai tranquilla, so fare molto di più.

L’anno scorso ha fatto molto discutere la tua dichiarazione su Berlusconi. Dichiarasti che se si fosse presentato nel tuo ristorante l’avresti cacciato. Se si presentasse a cena da te Renzi?
Renzi mi è simpatico, se viene da me mi siedo, mangio con lui e gli offro la cena, sono un suo supporto, menomale che in Italia è arrivato uno come Renzi.

Se Renzi fosse un piatto sarebbe?
Una bistecca alla fiorentina. Al sangue, lui è sanguigno.

Tra te e Rachida c’era uno strano rapporto, un po’ ambiguo. Tu la bacchettavi e lei era felice. Era un po’ innamorata di te?
E’ una donna strana, a lei piace essere sgridata, non so quanto questa cosa sia legata ai suoi gusti personali… chissà, forse conduce una vita alternativa in casa sua, magari sadomaso.

In Usa, fai Masterchef Junior, che in Italia vedrà giudice tua madre. Con i bambini sei più tenero o gli blocchi la crescita coi tuoi cazziatoni?
Sono più morbido. I bambini sono incredibili, sono più bravi, onesti e intelligenti dei concorrenti adulti. Non sono ancora storti dalla vita. Aspettatevi grandi cose dai bambini italiani, sono dei cuochi sorprendenti.

L’anteprima dell’intervista a Marco Belinelli

Io e Fabio De Vivo abbiamo intervistato la star italiana dell’Nba Marco Belinelli per M2o.

Ecco l’anteprima del’intervista che andrà in onda oggi alle 18,00:

La vittoria all’All Star Game, tantissimi punti realizzati in campionato, cosa è successo in questa stagione da rendere tutto così speciale?

Succede che mi trovo in una grande squadra piena di motivazioni e ne sono consapevole, quindi ne beneficio anche io. Puntiamo a vincere l’anello, cercheremo di rifarci dopo che ci è sfuggito lo scorso anno. Siamo una grande famiglia, c’è grande affiatamento tra giocatori e allenatore.

Con chi hai legato di più?

Sicuramente con Ginobili. Lo conoscevo già dagli anni in Virtus, parliamo in italiano sia fuori dal campo che dentro. Possiamo dirci cose che capiamo solo noi, durante le partite diciamo cose che gli altri non possono capire, abbiamo dei messaggi in codice ed è un bel vantaggio.

Con chi ti piacerebbe giocare? Hai un giocatore che vorresti come compagno di squadra?

Sono fiero di giocare con giocatori come Duncan, Tony Parker e Ginobili,. Avrei voluto giocare con Shaquille O’Neal, sarebbe stato un sogno.

Quanta differenza c’è tra il tipo di allenamento che si fa in America e quello europeo?

Non c’è paragone. Io mi sono abituato al modello di allenamento americano e non tornerei mai indietro. Non ci si allena tantissimo, abbiamo 82 partite quindi ci alleniamo in campo, da regolamento abbiamo solo un allenamento al giorno la mattina, poi qualcuno fa pesi, qualcuno altro, ma è fantastico perché con questi ritmi riesci ad avere la tua vita. In Italia anche con la nazionale ci sono due allenamenti al giorno, è pesante.

Però lì ci sono trasferte, viaggi molto lunghi…

I viaggi sono lunghi sì, facciamo 41 trasferte, ma la settimana in cui giochiamo in casa è tutto molto rilassato, esci, vai a cena , hai i pomeriggi liberi. In Italia giochi solo una volta a settimana e ti alleni due volte al giorno, è un sistema che odio.

In questi giorni si parlava del fatto che dopo tot anni molti giocatori di basket finiscono in bolletta. Tu che fai, sperperi o metti da parte?

Io ho mio fratello che gestisce i miei guadagni e sono oculato, metto i soldi da parte, anche dopo il basket credo sarò tranquillo.

La regola dell’Nba che ti ha stupito di più?

L’Nba ha un’organizzazione incredibile. Per i giovani che arrivano lì indicono mille riunioni per spiegare come mantenere soldi e anche come comportarsi con le donne. Mi hanno detto di stare attento alle ragazze, siamo molto ambiti , raccomandano di non fidarsi delle ragazze ,che possono essere attratte da soldi e popolarità. Io amo essere qui, i rischi non mi spaventano.

In America avendo cambiato molte squadre hai girato tante città, la migliore?

Sono stato fortunato, sono capitato in città bellissime. San Francisco forse è una delle più belle. Toronto bella ma un freddo assurdo, non mi piaceva il clima. New Orleans città divertentissima e calda. Chicago stupenda, mi sono divertito un sacco lì.

Nell’ultima sfida avete battuto i Pistons. Hai incontrato Datome, l’hai incoraggiato visto il suo momento difficile?

Gigi l’ho visto sia all’andata che al ritorno. Ho passato quello che ha passato lui, quando non hai la possibilità di esprimere il tuo gioco e il tuo talento. Sta passando un brutto momento però gli ho detto di non mollare, di farsi trovare pronto anche per due minuti, perché l’nba è un mondo che non si sa mai. Lui è un bravo ragazzo, che lotta, spero faccia vedere il suo talento.

Kobe Briant ha detto che hai vinto l’All star game con tre airball e lui di airball non ne tira. Che gli rispondi?

Non mi fa né caldo né freddo, è ovviamente un mio idolo, ma la verità è che ho vinto quindi non mi interessa cosa ha detto, la vittoria non me la leva certo la sua dichiarazione.

Hai cambiato spesso numeri di maglia. Con che criterio scegli i numeri?

Il 18 con i Golden States perché ero la diciottesima scelta, A Toronto avevo lo 0 perché ripartivo da zero, a New Orleans otto perché era il numero con cui vinsi lo scudetto in Fortitudo, a Chicago sempre l’otto, a San Antonio 3 perché è il numero perfetto e sta portando bene. Non mi affeziono ai numeri, cambio.

La barba lunga ha un valore simbolico?

Mi piace , senza barba sembro un ragazzino di 14, devo curarla di più lo so. E’ selvaggia ma mi piace così.

Popovich che tipo è?

E’ il Numero uno, fantastico, un signore, con i giocatori ha un rapporto rispetto. Fuori dal campo ha una grossa passione per i ristoranti, i vini,, è uno che ama mangiare e sperimentare sempre posti nuovi.

Lo hai fatto mai arrabbiare?

Spesso. Proprio contro i Pistons è capitato che abbia sbagliato in difesa, mi ha guardato malissimo. Per una palla persa ha chiamato il time out e m’ha cacciato due urli….

A San Giovanni in Persiceto ci torni?

Ora spero di tornare in Italia il più tardi possibile, ma all’All star game sulla mia scarpa nike c’era la sigla sgp, in onore del mio paese.

Con chi sogni la finale?

La finale la vorrei fare con Miami o Indiana. Farò il massimo per arrivarci.

Silvia Slitti: come si cresce il figlio di un calciatore

Silvia Slitti, mamma e mitica moglie del giocatore del Milan Giampaolo Pazzini, che ho intervistato ora su M2o, dice esattamente quello che ho pensato io oggi quando ho sentito la Fico. “E comunque se ti alzi e vai a lavorare, la prima classe eventualmente gliela puoi pagare anche tu, madre, a tuo figlio”.
Silvia Slitti, moglie del calciatore del Milan Giampaolo Pazzini e general manager di Silvia Slitti Luxury Events, commenta così le dichiarazioni di Raffaella Fico sulle eventuali discriminazioni che subirebbe la figlia Pia se non potesse viaggiare in prima classe come gli altri figli di calciatori: “Io non potrei mai dire una cosa simile, anzi, cresco mio figlio senza ricordargli che è il figlio di un calciatore. Altro che prima classe, io a Roma lo manderei anche in motorino, viaggio spesso in prima ma anche in seconda classe e se non c’è posto pure in piedi. E poi se non avessi un marito calciatore, la prima classe gliela potrei pagare io, visto che lavoro e sono indipendente. Mio figlio non lo porto neanche allo stadio, cresce con altri valori, per esempio più che del padre è fan del nonno che è un artigiano: fa il cioccolato. E poi in seconda classe mica ci viaggiano i figli dei pescivendoli che comunque sono lavoratori seri, ci viaggiamo tutti, così come in prima non ci viaggiano solo i figli dei calciatori!”.

Il reality degli antipatici ? Intervista a Carlo Cracco

 

“Il nuovo taglio di capelli me l’ha consigliato Rosa, quando lei comanda io obbedisco!”. “Aspettiamo un figlio, Rosa è al quinto mese, ma non sappiamo ancora il sesso”. “Masterchef è un programma di antipatici, quest’anno i concorrenti sono tutti così”. “Rachida? Sa cucinare. Il meglio ancora non l’ha dato. E i suoi piagnistei contano poco, i concorrenti vano fatti sfogare!”.

Intervistato su M2o da Fabio De Vivo e la sottoscritta, Carlo Cracco racconta molto della sua vita e della terza edizione di Masterchef.

“Partiamo dal caso Rachida. Perchè tenete dentro così a lungo un personaggio poco amato e poco capace?”
“Non è così. Ha qualcosa da dare anche lei. Piange, sì, ma bisogna far sfogare i concorrenti, lei il meglio ancora non l’ha dato. E’ brava, sa cucinare, ha una sua manualità. E ha una caratteristica: quando pensi che non ce la fa, Rachida tira fuori il guizzo.”.

“Non è proprio simpaticissima…”.
“Una cosa strana è che a Masterchef ci sono un sacco di antipatici. E’ il reality degli antipatici. Federico per dire è uno che provoca, col coniglio crudo voleva farsi notare. Poi lui l’ha messo da crudo in un piatto bollente portandolo così a una temperatura perfetta e è riuscito a focalizzare l’attenzione su di sè.”.

“E del concorrente agè Alberto che dici? Ti piace?”.
“Alberto è la grande passione di tutti, metterei la firma subito per arrivare a quell’età così, forse al netto delle paperine, che mi risparmierei. Prende tutto in maniera leggera e poetica.”.

“Non ti imbarazza quando Bastianich lancia piatti e offende i concorrenti?”.
“Bastianich non mi imbarazza, se lo conosci sai che è fatto così, lui è quello che è. Io invece non sono capace di buttare un piatto in quel modo, a freddo, però lo faccio nella cucina del mio ristorante perchè magari un piatto fa schifo e non voglio che esca”.

“C’è qualcosa di te che non ti piace quando ti rivedi in tv?”.
“Di me in tv quando mi rivedo non mi piace nulla. Sono sempre troppo tirato e serio. E’ perchè faccio fatica e cerco di non sbracare…”.

“Tu metti soggezione a tutti col tuo sguardo truce, ma c’è qualcuno che mette soggezione a te?”. 
“A me mettono soggezione tutti, in modo particolare i clienti quando vengono a mangiare. Vengono a provare la tua cucina, dai il massimo ma magari non ci riesci. Quando vedi che non parlano, non dicono nulla, ti senti in imbarazzo, pensi che magari non gli è piaciuta la cucina. Poi ovvio, se i clienti cercano il pelo nell’uovo divento una iena.”.

“Quest’anno sfoggi un taglio di capelli singolare. Te l’ha consigliato qualcuno o hai fatto tu con la mezzaluna?”. 
“Il taglio di capelli l’ha deciso Rosa. Obbedisco sempre, io con lei sono bravissimo.”. (ride)

“Quando l’hai conosciuta le hai detto che non avrebbe mai più toccato una padella, sei stato di parola?”.
“Sono stato di parola, non ha più toccato niente, però non mangia nemmeno perchè ho poco tempo per cucinare…”.

“Le fai le schiscette?”. 
“No! Niente schiscette, è una cosa che non sopporto. Cucino il sabato e la domenica, negli altri giorni a pranzo viene a mangiare al ristorante.”.

“Aspettate il secondo figlio, che poi per te è il quarto… Sapete già il sesso?”.
“Rosa è al quinto mese, non sappiamo che sesso sarà ma per me va bene tutto, sia maschio o femmina.”.

“Cambieresti Rosa con la Pascale? Lei sa il prezzo dei fagiolini…”
“Lì i problemi sono altri…diciamo che mi tengo Rosa!”.

“Sai che io e te abbiamo lo stesso editor e nel mio contratto con Rizzoli una clausola prevede che oltre le 10 000 copie vendute, avrò una cena pagata da Cracco?”. (verità)
“Fantastico! Inseriamo anche una clausola per la copia 11 000, 12 000… mi fai girare l’economia!”.

“Ok, tu mi dai una quota del ristorante?”.
“Ti do la cella della verdure!”.

Se volete ascoltare l’intervista qui di seguito la prima e la seconda parte:
http://www.youtube.com/watch?v=UUetezfzsfo
http://www.youtube.com/watch?v=g150_DJw6Yg