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Gentili lettori è lo storico webmaster di Selvaggia che vi parla. Stiamo passando dal vecchio blog che girava su un software ormai obsoleto a WordPress. La grafica rimane la stessa e quello che vedete ora è infatti il nuovo sito. Se notate qualcosa di strano in giro per il sito fatemelo sapere, basta un commento a questo articolo o una mail a info@ottimizzare.com. Critiche, consigli, suggerimenti ma soprattutto problemi relativi alla migrazione a wordpress 🙂 Buona navigazione Claudio

Il toyboy gentiluomo

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<p><strong>Di cose tristi e squallide nel campo “storiechefinisconoasuondivaffanculo”, ne ho viste tante, ma il caso Barbara De Rossi/Anthony Manfredonia le batte tutte.</strong> Per chi legittimamente ignorasse i precedenti, la De Rossi aveva mollato il marito per questo tizio di 22 anni più giovane. Con velleità di cantante/attore/poeta, che uno dice “il pizzicagnolo no?”. Bene. Finisce che come nella peggiore e più tipica delle tradizioni “babbionacontoyboy”, il tizio regala alla povera De Rossi un finale tra i più umilianti, crudeli e squallidi mai visti. Roba che Ashton con Demi è stato una onlus. Si mollano e lui rilascia un’intervista su Chi con tanto di foto da piacione de noantri in cui dice: a) io sono un selvaggio, stare di colpo in una casa con piscina, donna di servizio, tata non era semplice per me. (certo, la semplicità di una bella casa popolare a Tor bella Monaca, vuoi mettere?) b) Barbara era morbosa, mi seguiva anche in bagno (un giro di chiave no?) c) mi seguiva anche in sauna (ai convegni di astrofisica non ti poteva seguire sicuro) d) lei si sente trent’anni ma non li ha (se tu ti senti un cantante io mi posso sentire Gisele Bundchen, se è per questo)  e) l’ho tradita e lo scoprirà da questa intervista (e tu sei un gentiluomo d’altri tempi e l’abbiamo scoperto da questa intervista) f) io già bazzicavo ambienti musicali di buon livello (certo, il Bravoclub di Torre Canne) g) il terzo giorno dopo la rottura stavo già con<strong> Sylvie Lubamba</strong>, lei è una donna interessante ( certo, nascondi le carte di credito in freezer però) h) vivevo come un cane. La Porsche che guidavo se l’è ripresa (ma tu pensa. Proprio stronza ‘sta De Rossi). i) Catherine Spaak e Mara Venier sono due donne mature e molto attraenti (anche le loro autovetture, sotttotesto). Potrei aggiungere che la De Rossi gli ha prodotto un disco e l’ho sentita con le mie orecchie parlare del fidanzato in Rai come se fosse il nuovo Modugno. Potrei suggerirvi di andarvi a vedere l’esilarante curriculum del tizio, i libri di poesie, i video su youtube etc.. ma credo che sia più illuminante aggiungere solo che la nuova coppia Manfredonia/Lubamba si sta sbattendo come un polpo sullo scoglio perchè tutti parlino di loro, dei <strong>nuovi William e Kate di Ariccia.</strong> <em>Per dire: lui che su fb continua a scrivere messaggi in cui lascia intendere che lui e Lubamba trombano come ricci (immagine raccapricciante, per giunta). Lubamba che ieri via fb mi manda un messaggio in posta privata col link alla notizia della loro storia, sperando che la riprenda e mi proponga come testimone di nozze. E soprattutto: un fotografo che va scrivendo a tutti i giornali che ha scattato un servizio posato molto piccante alla nuova coppia Lubamba/Manfredonia e cerca di piazzarlo.</em><br />

Di cose tristi e squallide nel campo “storiechefinisconoasuondivaffanculo”, ne ho viste tante, ma il caso Barbara De Rossi/Anthony Manfredonia le batte tutte. Per chi legittimamente ignorasse i precedenti, la De Rossi aveva mollato il marito per questo tizio di 22 anni più giovane. Con velleità di cantante/attore/poeta, che uno dice “il pizzicagnolo no?”. Bene. Finisce che come nella peggiore e più tipica delle tradizioni “babbionacontoyboy”, il tizio regala alla povera De Rossi un finale tra i più umilianti, crudeli e squallidi mai visti. Roba che Ashton con Demi è stato una onlus. Si mollano e lui rilascia un’intervista su Chi con tanto di foto da piacione de noantri in cui dice: a) io sono un selvaggio, stare di colpo in una casa con piscina, donna di servizio, tata non era semplice per me. (certo, la semplicità di una bella casa popolare a Tor bella Monaca, vuoi mettere?) b) Barbara era morbosa, mi seguiva anche in bagno (un giro di chiave no?) c) mi seguiva anche in sauna (ai convegni di astrofisica non ti poteva seguire sicuro) d) lei si sente trent’anni ma non li ha (se tu ti senti un cantante io mi posso sentire Gisele Bundchen, se è per questo) e) l’ho tradita e lo scoprirà da questa intervista (e tu sei un gentiluomo d’altri tempi e l’abbiamo scoperto da questa intervista) f) io già bazzicavo ambienti musicali di buon livello (certo, il Bravoclub di Torre Canne) g) il terzo giorno dopo la rottura stavo già con Sylvie Lubamba, lei è una donna interessante ( certo, nascondi le carte di credito in freezer però) h) vivevo come un cane. La Porsche che guidavo se l’è ripresa (ma tu pensa. Proprio stronza ‘sta De Rossi). i) Catherine Spaak e Mara Venier sono due donne mature e molto attraenti (anche le loro autovetture, sotttotesto). Potrei aggiungere che la De Rossi gli ha prodotto un disco e l’ho sentita con le mie orecchie parlare del fidanzato in Rai come se fosse il nuovo Modugno. Potrei suggerirvi di andarvi a vedere l’esilarante curriculum del tizio, i libri di poesie, i video su youtube etc.. ma credo che sia più illuminante aggiungere solo che la nuova coppia Manfredonia/Lubamba si sta sbattendo come un polpo sullo scoglio perchè tutti parlino di loro, dei nuovi William e Kate di Ariccia. Per dire: lui che su fb continua a scrivere messaggi in cui lascia intendere che lui e Lubamba trombano come ricci (immagine raccapricciante, per giunta). Lubamba che ieri via fb mi manda un messaggio in posta privata col link alla notizia della loro storia, sperando che la riprenda e mi proponga come testimone di nozze. E soprattutto: un fotografo che va scrivendo a tutti i giornali che ha scattato un servizio posato molto piccante alla nuova coppia Lubamba/Manfredonia e cerca di piazzarlo.

Barbara De Rossi, io ti sono vicina. E del tizio non scriverò mai più mezza riga. Spero torni da dove è venuto. Glielo producesse Lubamba, il prossimo capolavoro musicale.

Madonna e Sara Tommasi

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Il mio pezzo su Libero di oggi:

Quando ho visto le immagini di Madonna a Instanbul, con quella tetta pallida e molliccia estratta con una certa goffaggine dal polveroso reggiseno da sado-allattatrice, ho pensato a Sara Tommasi davanti al bancomat. Ho pensato che la trasgressione ha tempi e modalità precise e che puoi essere Madonna o la più smandrappata delle soubrette, ma se toppi il momento di mostrare una tetta, l’effetto è lo stesso. Ovvero, nulla che profumi di trasgressione, ma un vago olezzo patetico e malinconico che si propaga fino all’ultima fila della platea, popolata dai nostalgici che hanno sborsato tra i cento e i centosettanta euro per ammirare la signora Ciccone. Che diciamolo. A cinquantaquattro anni suonati (e cantati maluccio), farebbe meglio a lasciarla in pace sotto un golfino pastello, la sua tetta. E non perchè non si possa essere belle e fascinose alla sua età, ma perchè belle non lo si è mai se si tenta di somigliare alla polaroid spiegazzata di vent’anni fa.
L’ho guardate e riguardate quelle immagini del concerto di Instanbul. Lei che esordisce con un cazziatone coi controfiocchi ad arabi e israeliani perchè si arrivi alla pace in Medioriente e poi comincia a dimenarsi sul palco esibendo due bicipiti che potrebbero seriamente mettere in discussione anche la pace nella bisca sotto casa. Lei che scopre la tetta, perchè in un paese in cui il fondamentalismo ha radici antiche e profonde, deve aver pensato che dove non è arrivato il pensiero laico, potrebbe arrivare il suo capezzolo destro. E a quel punto pensi che Marra ha una sua logica e che Madonna senza reggiseno sta al fondamentalismo come la Tommasi senza mutande sta al signoraggio bancario. Non contenta, sempre a Instanbul, la popstar ha esibito anche la scritta “No fear”, “Niente paura”, sulla schiena scolpita. Una scritta che fa sorridere, perchè il punto è proprio questo: la paura. Una bestia nera, un incubo devastante che Madonna deve sentirsi appiccicato addosso come i suoi corpetti sadomaso: la paura di invecchiare. Quella patologica, che ti fa smarrire il senso del ridicolo e ti fa diventare Sofia Loren con la cofana e la scollatura a settant’anni o Albano con la tinta nero di seppia. Non serve avere una laurea in psicologia nel cassetto per capire che tutta la vita di questa donna ruota attorno al disperato tentativo di dimostrare al mondo che ha 54 anni all’anagrafe e diciotto in bikini, sul palco, in camera da letto.
E così, anziché reinventarsi nel profondo, con un’immagine e una carriera diverse, ha finito per reinventarsi faccia e corpo a colpi di botox e estenuanti sedute in palestra. Tempo fa ho conosciuto per caso una delle sue insegnanti di pilates a Londra e mi raccontò che alla prima seduta lei chiese alla cantante a quale risultato aspirasse. Madonna la guardò e disse: “I want your legs”. Ecco, peccato che a furia di palestra le siano venute le gambe di Gattuso e due braccia che non sai più se canti e basta o si monti da sola anche luci e palco. Leggevo che ieri, per farsi intervistare da Deejay Tv, ha fatto partire da Los Angeles il suo light engineer di fiducia. Ora, a parte che senza scomodare gente dall’altra parte dell’oceano bastava farle arrivare quello di Paola Ferrari alla Domenica sportiva, mi domando che razza di vita faccia una che teme che Albertino o Dj Angelo le vedano due zampe di gallina attorno agli occhi. Poi c’è la faccenda dei fidanzati , che un tempo erano attori e registi di fama e oggi sono modelli e ballerini poco più che ventenni, che a uno vien voglia di dire “Sei Madonna, non Rita Rusic, fai la persona seria, forza”. Ma soprattutto, verrebbe voglia di specificarle che a vederla lingua in bocca con uno che si chiama Jesus Pinto da Luz (traduzione: Gesù pulcino di luce), classe 1987, non sembra più figa e più giovane. Sembra solo una Ivana Trump qualsiasi con il ragazzotto rampante accanto, con la differenza che Ivana al mare si mette pure in costume mentre Madonna, come nelle ultime foto al mare col suo nuovo boyfriend (un ballerino venticinquenne), fa il bagno a Cap D’antibes con maglietta e pantaloni come un pensionato svedese con eritema solare alle Canarie. E anche lì avresti voglia di parlarci con ‘sta donna. Di dirle che i vent’anni non sono contagiosi ma anzi, certi contrasti anagrafici invecchiano più di dieci anni intensivi di lampada uva. Che per noi resterebbe Madonna anche con la cellulite che spunta dal costume e un compagno più agè. E infine, la questione delle esibizioni. Quando arrivi a 54 anni e sul palco e non hai fatto tutto quello che era umanamente possibile, dalle stimmati finte alle crocifissioni, dai libri sadomaso con Naomi alle limonate pubbliche con Britney, chi te lo fa fare, nel 2012, di presentarti al Super Bowl agghindata da Cleopatra botulinica che inciampa sul palco alla terza nota come il vecchietto alla bocciofila e canta in playback, come un Marco Carta qualunque a C’è posta per te? Chi te lo fa fare di scoprire la tetta o inventarti la gag della svastica o ricorrere alle esternazioni su Chiesa e vaticano, quando questi, tra l’altro, tra Corvi e Vatileaks figurati se si stanno a preoccupare di quello che dice una cinquantenne in mutande che stava con Gesù pulcino di luce. Sono stata severa con Lady Ciccone, lo so. Ma solo chi l’ha molto amata le può dire certe cose. Solo chi soffre nel sapere che il suo nuovo disco è un mezzo fiasco e che i suoi concerti per la prima volta non sono sold out, le può dire che quel tempo, il tempo della Madonna in mutande su un palco è finito. Che è ora di reinventarsi. Altrimenti, non sei più Madonna. Sei Sara Tommasi.

I misteri di Mistero

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<p>Il mio pezzo su Libero di oggi:</p>
<p>Confesso. <strong>Sono uno di quei due milioni di telespettatori che il giovedì sera guarda “Mistero” su Italia 1.</strong> E faccio coming out nella speranza che quelli come me prendano coraggio e lo dicano ad alta voce: anche io sono nel tunnel di Mistero e non riesco a smettere. Se non l’avete mai visto, non potete capire di cosa sto parlando. Mistero è un programma ipnotico. Mistero è l’amico mitomane con cui stai al telefono fino a notte fonda perchè vuoi scoprire dove può arrivare. Mistero è Beautiful. Le gare di burlesque. E’ “abbiamo non vinto”. Tu lo guardi e pensi <strong>“No dai, è più facile credere che il corvo del  Vaticano sia Lorena Bianchetti che a quello che mi stanno raccontando ‘sti sei”.</strong> <br />

Il mio pezzo su Libero di oggi:

Confesso. Sono uno di quei due milioni di telespettatori che il giovedì sera guarda “Mistero” su Italia 1. E faccio coming out nella speranza che quelli come me prendano coraggio e lo dicano ad alta voce: anche io sono nel tunnel di Mistero e non riesco a smettere. Se non l’avete mai visto, non potete capire di cosa sto parlando. Mistero è un programma ipnotico. Mistero è l’amico mitomane con cui stai al telefono fino a notte fonda perchè vuoi scoprire dove può arrivare. Mistero è Beautiful. Le gare di burlesque. E’ “abbiamo non vinto”. Tu lo guardi e pensi “No dai, è più facile credere che il corvo del Vaticano sia Lorena Bianchetti che a quello che mi stanno raccontando ‘sti sei”.


Già, perchè il primo mistero-di-Mistero è il perchè siano necessari sei conduttori per parlare di entità terrificanti, quando Bruno Vespa, tra onorevoli e ministri, di entità terrificanti ne ha spesso almeno otto presenti in studio e ce la fa benissimo da solo.
Ma a Mistero, di misteri fitti ce ne sono parecchi. E sono tutti completamente estranei ai contenuti dei servizi. Ovvio che dopo due ore e mezzo di filmati in cui un tizio dice di essere stato rapito da un alieno che l’ha portato su Marte e c’ha trovato Formigoni che svernava lì, della tipa che in piena possessione demoniaca giura di parlare la lingua di Luca Giurato e delle storie sul fantasma della pinacoteca, della miniera, del centro commerciale e della sala Bingo di Cesano Maderno, anche il telespettatore meno smaliziato intuisce che la soluzione di tutti i Misteri sta nell’assoluto e inconfutabile assioma scientifico “è pieno di cazzari”.
I misteri appassionanti di questo programma sono altri. Il primo, quello più affascinante e impenetrabile, riguarda un personaggio i cui enigmi sconfinano nell’esoterismo. Non si chiama Mamma Ebe, no. Non si chiama Gustavo Rol. Si chiama Paola Barale. Cosa è successo a questa donna? Cos’ha nella mandibola che le impedisce di articolare in maniera fluida le parole? Cosa nasconde in bocca? Una bandana di Raz Degan? Neanche Monica Bellucci con un ascesso parla così male. E soprattutto. La sua faccia. Perchè ha la stessa morbida, espressiva naturalezza di quella della statuina dell’arrotino del presepe di San Gregorio Armeno? Roba che al confronto Paola Ferrari ha il trucco di una tredicenne all’esame di terza media. Capisco le punturine, ma qui ‘ste punturine gliel’hanno fatte col tubo delle guarnizioni per le torte nuziali,non ci sono altre spiegazioni. E non è che sia una mia opinione isolata. Pare che degli alieni scesi sulla Terra, dopo aver visto la Barale, abbiano realizzato sei puntate di Mistero sui suoi zigomi, nella loro galassia.
Ma veniamo all’ultima puntata, perchè merita un sunto. Daniele Bossari viene inviato a Lourdes, che già uno dice: non potevate mandarci la Barale così magari avveniva il miracolo e tornava a parlare decentemente? Garantisce di aver bevuto l’acqua di Lourdes e di aver provato euforia oltre ad aver sentito un calore sovrannaturale. E’ evidente che sta parlando del mojito bevuto con la troupe la sera prima ma vabbè, Mistero è così: uno fa finta di crederci. Poi aggiunge che ha come la sensazione che l’acqua di Lourdes abbia lavato via le cose più brutte della sua vita e qui non vorrei deluderlo, ma su wikipedia il suo cameo in “Natale in crociera” e “Furore” ci sono ancora. Nel frattempo, tra un servizio e un altro, mandano un sottopancia che recita così: “Hai visto un alieno o un fantasma? Mandaci il video!”. E certo. Chi di voi non ha ripreso un ectoplasma mentre gioca a calcetto il venerdì sera? Che poi la mitomania è in agguato. C’è gente che alle prime dei film riprende con lo smartphone il culo della Marini e poi lo manda a Bossari spacciandolo per una nave madre aliena.
Poi è il turno di Jane Alexander. Jane potrebbe essere utilizzata dagli autori come prova inconfutabile dell’esistenza degli alieni perchè una donna alta 1,85, per quel che mi riguarda, non fa parte della specie umana, e invece viene spedita vicino a Stonehenge a indagare sul misterioso fenomeno dei cerchi nel grano. E qui anziché farsi le uniche domande sensate, e cioè “Perchè ‘sti cerchi li fanno sempre nei campi di grano? Perchè mai nei campi di cicoria o di hashish così ‘sti alieni dopo aver viaggiato seimila anni luce per realizzare che sulla Terra ci vivono Scilipoti e il Mago Otelma, si rilassano anche un po’?”, no, Jane va da un tizio il quale svela di essere un circle maker. Rivela di fare lui i cerchi nel grano con l’aiuto di alcuni amici e di una pistola laser. A quel punto pensi due cose: questo maledetto laser è in grado di fare i cerchi nel grano e non toglie una smagliatura manco a morire. E “Oh, finalmente uno che non racconta fandonie”. Tempo due minuti e il circle maker racconta che però lui e i suoi amici hanno visto delle sfere luminose e l’uomo nero nei campi, per cui è evidente che l’assessore al turismo di Stonehenge gli ha dato la mazzetta per non ammazzare il turismo ufologi/minchioni e tanti saluti.
Andrea Pinketts ha affrontato il tema dei supereroi. In particolare si è occupato del Blob, che ha la speciale caratteristica di rimanere lucido e inamovibile in qualsiasi frangente. Considerato che Pinketts era almeno al settimo rum e pareva in sé, direi che possiamo serenamente classificarlo come Blob.
La bella Nicole va a indagare sul fenomeno della pietrificazione a Salò. Qui sono conservati i busti mummificati dal dottor G.Battista Reni e la prima faccenda esilarante è che il tizio che li custodisce li tira fuori da un armadio 4 stagioni. Si giustifica dicendo che stanno aspettando l’apertura del museo di Salò. Certo. Se mai il Louvre dovesse cambiar sede, siamo certi che la Gioconda la chiuderebbero un attimo nella scarpiera del custode. Tra l’altro mi permetto di dire che ho visto facce più pietrificate di quelle di Salò al compleanno della D’Urso quando è sbucata fuori la Santanchè con la parrucca azzurra ma sono particolari. Infine, il tizio ha raccontato che secoli facevano le gare tra le mummie meglio conservate . Pare che Renato Balestra fosse ospite fuori concorso già all’epoca, ma sono illazioni. L’ultimo servizio si chiamava “Le verità nascoste sulla morte di Lady Diana”. Secondo Jane Alexander, il mistero più grande sarebbe il seguente: “Perchè il tunnel dell’Alma alle sette del mattino era già sgombro?”. Jane, dà retta a me: il vero mistero è perchè il raccordo anulare alle sette del mattino è ancora intasato dopo quindici anni di cantieri”, ma sorvoliamo.
Infine c’è stato il consueto momento Adam Kadmon, che poi sarebbe il tizio con la mascherina. Qualcuno sostiene che in realtà sia Marco Berry che si vergogna delle boiate che dice, ma non ci sono prove certe. Comunque. Nell’ultima puntata Kadmon ha rivelato che esistono le armi psicotroniche, e cioè pistole elettromagnetiche in grado di influenzare la mente umana e di far fare alle persone quello che uno gli ordina. Pare che per le prossime politiche, Bersani ne abbia già ordinato un container.

La dieta Dukan: meglio Scientology

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Ho letto il libro “La dieta Dukan” e ho finalmente capito la ragione di un successo mondiale senza precedenti. La dieta del dottor Dukan funziona, irretisce e raccoglie frotte di pingui proseliti in ogni angolo del globo, perchè non è un regime dietetico, no, è Scientology.
E’ un credo in grado di intaccare anche l’ateismo più ostinato e coriaceo. Finisci di leggere la dieta Dukan e tocchi delle punte di fanatismo tali che saresti capace di farti saltare in aria nella prima friggitoria all’angolo. Pensi che ci sia un Paradiso con 72 oli vergini che ti aspettano. Il motivo è semplice: Dukan è il genio del male. Leggi le sue teorie e dici: i suoi detrattori non hanno capito nulla, non è la dieta a essere squilibrata, ma è il dottor Dukan a esserlo, squilibrato. La leggi e dici: questo non è un manuale per dimagrire , è il Mein kampf della bieta scondita. E’ un’accozzaglia di teorie bislacche e piuttosto che seguirle mi tengo il peso specifico del cemento idraulico. E manco a dirlo, dopo tutta una serie di ragionamenti lucidi e assennati, chiudi il libro e ti ritrovi a seguire religiosamente la dieta Dukan.
E allora, visto che io mantengo saldo il mio spirito critico anche al secondo giorno di fame (e vi garantisco che la mia, in questo momento, è la fame di tutti i neonati del mondo), vado ad analizzare i punti chiave di questa dieta in modo che chi non c’è ancora cascato, possa abbandonare il proposito. Intanto, la dieta è suddivisa in quattro passaggi fondamentali: attacco, crociera, consolidamento, stabilizzazione. I nomi non sono scelti a caso. La prima fase si chiama attacco perchè dopo sessantaquattro minuti circa di dieta Dukan ti prende un attacco di fame che se non reperisci una braciola entro otto secondi addenti il bicipite del controllore sul tram. La fase crociera è così denominata perchè dopo una settimana di Dukan ti mangeresti anche Schettino e al passaggio di un vassoio di babà fai l’inchino e ti commuovi pure. Quella detta “consolidamento” si chiama così perchè alla terza settimana l’idea che tu stia facendo una boiata è definitivamente consolidata. E infine c’è la stabilizzazione, che più o meno significa questo: dopo un mese di fame oscena , il tuo umore si è stabilizzato su quello di uno schizoide omicida. Detta così, sembra che il dottor Dukan tenga i suoi pazienti a stecchetto. E invece no, la furbata è che in teoria, il malefico, ti dice di mangiare quanto vuoi. Il problema è che la prima settimana puoi ingurgitare solo proteine, per cui le cose sono due: o uno si autoregolamenta da solo o dopo il sesto filetto al sangue gli spuntano i braccini retrattili del t-rex del Cretaceo.

Ovviamente il dottor Dukan prova a infiocchettarti il pacco nelle maniere più bieche. Per esempio, proponendoti delle scoppiettanti alternative al trittico più deprimente della storia dopo quello Moggi – Giraudo – Bettega, ovvero carne-uova-yogurt, e cioè IL TOFU. Che voglio dire, fa schifo perfino il nome, figuriamoci masticarlo. Oppure ti invita allegramente a saziarti a volontà di lingua di vitello e agnello, roba che se provi a ordinare un piatto del genere al ristorante ti ritrovi lapidato dagli animalisti prima dell’ammazzacaffè. O perchè no, in alternativa alla bresaola, puoi abbuffarti di seitan, tempeh e di golosissime proteine-di-soia-testurizzate. Ecco. Io so di gente che ha provato a imbarcare su un volo di linea la soia testurizzata ed è stata incappucciata e portata via dai reparti speciali dell’antiterrorismo. Dukan non ti dice neanche di mangiare scondito, ci mancherebbe. Ti chiede solo amabilmente di evitare l’olio d’oliva e di sostituirlo con quello di vaselina. Avete capito bene. La vaselina. Che uno si chiede se ‘sto tofu se lo deve solo mangiare o a sodomizzarlo pure c’è un ulteriore dispendio di calorie. Infine, Dukan si raccomanda di consumare un cucchiaio e mezzo al giorno di crusca perchè dà appagamento psicologico. E qui è chiaro che il dottore vaneggia. Se il dottore mi vuole consolare psicologicamente dopo sette giorni di fesa di tacchino a colazione, sostituisca la crusca con Ryan Gosling a volontà, all’ora della merenda, grazie.

Poi ci sono tutta una serie di concessioni alimentari che andrei ad argomentare. E’ permesso mangiare in abbondanza ostriche, aragoste, scampi, tartufi di mare e capesante. Certo. Dieci giorni di aragoste e una si ritrova trionfalmente entrare sì in una quaranta ma anche nella lista dei pignoramenti bancari 2012. In tutto ciò, Dukan garantisce che la fame sparisce entro tre giorni. In compenso, al primo calo glicemico, potrebbero apparirvi Padre Pio, Mike Bongiorno e i dodici apostoli, ma sono inezie. I veri deliri però iniziano quando il dottore comincia a parlare dell’importanza del fattore-freddo. Ovvero. Se bevi freddo consumi calorie. Ma anche se mangi freddo. Pure se ti copri poco e prendi un po’ di freddo. Se ciucci sei ghiaccioli senza zucchero consumi 60 calorie. E se fai una doccia fredda consumi 100 calorie. Insomma, ci vuole poco a capire che con la broncopolmonite fulminante e un mese a nutrirti con la cannuccia puoi perdere anche 15 chili. Che poi messa così uno non sa neanche più se Belen gira vestita con la canotta a dicembre perchè le piace mostrarsi o perchè fa la Dukan. E infine, c’è la faccenda delle controindicazioni, che poi ha regalato a Dukan una fitta schiera di detrattori. La dieta iperproteica affatica i reni. Dà affaticamento, causa stitichezza, provoca la caduta dei capelli e regala l’alito di un cinghiale costipato. Della serie: è la lista dei sintomi post-Dukan o lo stato di salute di Angelino Alfano dopo i risultati elettorali? Ed è inutile che i fan della dieta ricordino al mondo che l’ha seguita anche Kate Middleton a una settimana dal matrimonio: ora ho capito il perchè di quella faccia. Non era l’idea di ritrovarsi quella suocera a vita, ma i postumi della Dukan. E ora scusate ma vi lascio perchè devo seguire un principio ferreo della dieta del professore: trenta minuti di camminata al giorno. Che poi sono esattamente quelli che mi separano dal primo Mac Donald’s di zona. Voi continuate pure la Dukan. E “Stay hungry, stay foolish!”. A me sono bastati due giorni, da folle affamata.

Sulla “discussione” con Presta

Ho visto che un po’ di siti hanno ripreso la cosa e molti mi hanno scritto in privato, quindi spendo due parole sulla discussione avuta con Lucio Presta su twitter. Cioè, che lui ha avuto con me perchè io non l’ho cercato, non ho risposto agli insulti e ho abbandonato la polemica dopo mezzo tweet, appena ho capito i toni della controparte. (sono acida, vecchia, invidiosa etc..) Odio il far west, odio il gallinaio, odio qualsiasi forma di discussione pubblica che non si giochi sui toni dell’ironia. Se ho da dire due paroline a qualcuno, utilizzo ancora il telefono. La platea è il lavoro, non il privato. Su quello che mi è stato detto, non commento. Ho imparato, negli anni, che se ti lasci tirar dentro in discussioni da chi non conosce i codici elementari dell’educazione, finisci per adeguarti al registro e non fai una bella figura neppure tu. Credo che le persone (e i loro tweet) si raccontino piuttosto bene da sole. Il problema all’origine di tutto, in parole semplici, è che l’altro giorno avevo scritto che Benigni ha la faccia impanicata di quello che ha paura di non far più ridere. (Benigni è di Presta) Dico solo una cosa, che è l’unica degna di un qualche interesse perchè va al di là di uno scambio cretino di tweet. Bisogna che chi è esposto pubblicamente si abitui al vento che tira. Su Twitter, più che in qualsiasi altro luogo virtuale, trova la sua dimensione ideale quell’esercizio utile e da tempo appannato che si chiama dissenso. C’è un risveglio generale dello spirito critico, anche feroce, anche spietato, anche implacabile. Spesso “solo” in quella felice veste che è la satira. Si abituassero, tutti quelli che al massimo fino a ieri si incazzavano per le dieci righe all’acqua di rose di Aldo Grasso. Io mi becco i miei cento stronza quotidiani e benchè la volgarità abbia un effetto stordente a cui fatico ad abituarmi, prendo e porto a casa. Oggi se un programma fa schifo, se un politico è loffio, se un comico non fa ridere, è uno tsunami di critiche a colpi di 140 caratteri. Alcune cretine, alcune volgari e molte sacrosante, ficcanti e spassose. Ancora più ridicolo che a cercare di tappare il buco nella diga di commenti, ci sia il dito di un agente. Gli agenti dovrebbero essere il buon senso, il piglio saldo e l’ars diplomatica di chi rappresentano. Dovrebbero essere defilati e invisibili, pingui dietro le quinte e aerei davanti. Secondo me, un agente su twitter non ci dovrebbe stare , ma qui entriamo nella sfera delle opinioni personali e ognuno fa quel che gli pare. Però di una cosa sono certa: gli agenti non sono giustizieri. Le loro rappresaglie più o meno silenziose, se scrivi quello che secondo loro non dovresti scrivere, le hanno sempre fatte e sempre le faranno, ma andare a insultare pubblicamente chi esercita il libero diritto di critica e satira sul web, per giunta mettendoci la faccia, mica col nickname Fiorellino68, perchè reo di aver toccato “un protetto”, beh, mi pare vanamente arrogante. Potrei dire anche vagamente intimidatorio, ma non voglio scomodare termini che meriterebbero panoramiche più approfondite su cosa significhi esercitare l’ironia in questo ambiente. Detto questo, io posso non star simpatica, posso non piacere, posso stare sonoramente sulle balle, ma non è con il vaffanculo pubblico e le sottintese conseguenze che mi argini. E mica perchè sono l’eroina di ‘sta minchia. E’ solo perchè sono libera. Non incosciente o particolarmente coraggiosa, ma proprio libera. Non faccio parte di grandi scuderie, non sono ingranaggio di grandi macchine, non sgomito, non sono l’asterisco nel contratto di nessuno. Questo mi toglie tanto (soldi, opportunità, vetrine che contano) e mi regala tanto: leggerezza, indipendenza, l’opportunità di mettermi in gioco. E soprattutto, onestà intellettuale. Che vuol dire fare una critica a Benigni o Fabio Volo senza preoccuparmi degli strali di agenti, di equilibri di rete, di pr che possono implodere. Non ho mai scritto nulla di nessuno per sistemare mie questioni personali. Non me ne frega nulla, non mi sento Rambo, non coltivo livori che irrancidiscono l’ironia, non ho strategie di partito, non ho un disegno sovversivo che miri a sparare miccette sulla scuderia di questo o quell’altro. E infatti, non è che mi sia segnata il nome di Presta sul libro nero. Mi diverto e sono questo. Ho un agente sobrio e dedico la maggior parte del tempo alla scrittura, che è anche e soprattutto un lavoro faticoso e solitario. E ora tornerei a cazzeggiare e anche a fare il mio lavoro seriamente, che provare a spiegare ‘sta roba è come spiegare una barzelletta. Se non l’hai capito subito, difficile che t’arrivi dopo. Vi voglio bene. Voglio una famiglia numerosa e la pace nel mondo. E dedico questo oscar a Leon e alla tata filippina che l’ha cresciuto mentre io giocavo a videopoker. Ciao Gaiaaaaa!

Brad Pitt e la sciura Jolie

Il mio pezzo sul matrimonio Pitt/Jolie su Libero di oggi: Qui bisogna che qualcuno lo dica. La vera notizia non è tanto il fatto che Brad e Angelina si sposano, ma quello che Pitt aveva dichiarato tempo fa ad un giornalista, ovvero: “Mi sposerò quando Clooney potrà sposare il suo fidanzato”. E se aggiungiamo che è di qualche giorno fa la notizia che George si sarebbe mollato con Stacey Keibler, qui mi sa che sta per arrivare la prova regina di tutti i nostri ancestrali sospetti: quello che più piaceva a George di Elisabetta nostra, non era l’occhio da cerbiatta, no, era il suo beautycase. Detto questo, sì, ci sarebbe anche l’altra notizia: Joe Black e Lara Croft, stanno scegliendo le bomboniere. Dopo sette anni. Una coppia normale, al fatidico settimo anno, chiede la mediazione dell’avvocato anche per decidere a chi spetti tenere il set da sei tazze Italia ’90, e loro si sposano. Anzi, annunciano il fidanzamento alla vecchia maniera, con tanto di diamante al dito della Jolie, come se dopo sette anni insieme, sei figli e 87 red carpet avvinghiati come cozze pelose, qualcuno potesse avere il sospetto che in realtà fossero solo buoni amici. Una roba di un vecchiume, quella dell’annuncio di fidanzamento, che perfino la regina Elisabetta, sfogliando il The sun, avrebbe commentato a corte: “How ancient ‘sti due!” (quanto so’ antichi ‘sti due!) E secondo me, proprio in quell’anello e nel contorno anacronistico della faccenda, c’è la chiave di tutto. E’ il coronamento di un sogno per Angelina e quello di un incubo per Brad. Sì, lo so che ora il maschio medio storcerà il naso. Se la Jolie è un incubo allora tutti a mangiare peperonata prima di andare a dormire. Lo so che Angelina è, nell’immaginario, neanche una bomba sexy, è l’arsenale atomico della seduzione. Ma parliamo, appunto, di immaginario. Provate per un attimo a immaginarvela, la vita con una così. Brad Pitt ha preso la più grande fregatura della sua esistenza, ve lo dico io. Pensava di aver conquistato la ragazza interrotta e invece s’è ritrovato una sciura al cui confronto le signore milanesi che prendono il tè al Baglioni il sabato pomeriggio, sono Bestie di Satana, ve lo dico io. Partiamo dagli inizi. Lui la conosce nel 2005. Oltre ad avere quegli occhi e quella bocca, la Jolie ha, all’epoca, trent’anni, due divorzi alle spalle e la bellezza di due figli adottivi, uno cambogiano di quattro anni (Maddox) e una etiope di sei mesi (Zahara). Che lui adotta nel giro di un anno. Morale: in meno di 12 mesi Brad si ritrova dal cambiare tono delle meches ogni due settimane a cambiare pannolini ogni tre ore. E a scaldare sì, il letto della Jolie, ma pure biberon all’alba. Il maschio medio dopo i 30 anni fatica già ad accettare una donna con un gatto siamese, figurati una con tutta ‘sta ciurma. La Jolie però non è contenta. Vuole un figlio da Brad e lui, che pensava di essersi fidanzato con l’attrice maledetta, comincia a realizzare che Angelina è passata dalla collezione di coltelli alla collezione di marmocchi. Non solo. Rimane incinta e decide che partorire nella clinica a Los Angeles con la stanzetta da 2500 dollari a notte, i gladioli freschi sul comodino e la tv fissa sulla Cnn non va bene, no. Lei vuole partorire in Namibia. Il maschio medio arriva nell’ ospedale a due isolati da casa che il bambino ha già fuori la testa e lui, il povero Brad, aspetta che comincino le doglie tra dune e giraffe, senza manco la suocera a dargli il cambio, a portargli un kebab in ospedale, nulla. La chiamano Shiloh Nouvel, che più che un nome pare un canto di Natale, ma Brad non protesta. Le stanno ancora medicando il cordone, che la Jolie decide di adottarne un altro. E qui il maschio medio avrebbe selezionato il nome Aniston dalla rubrica del cellulare e avrebbe digitato un “Ripigliami” in namibiano boscimano. Brad invece la asseconda e dopo dieci mesi arriva Pax, di anni tre. Ora, io non so a voi, ma a me i bambini piacciono molto. Se però mi chiedessero di scegliere tra il ritrovarmi un bambino di 5, uno di 4, uno di un anno e una di 6 mesi e l’ arruolarmi nelle truppe scelte cecene, io sceglierei la seconda. Ecco. Brad non solo se lo fa star bene, ma nel giro di un anno Angelina è di nuovo incinta. E qui viene il bello, perchè la sciura ricorre all’inseminazione artificiale con la seguente motivazione: non voglio sottopormi allo stress di tentare di rimanere incinta. Cioè, lei preferisce sollazzarsi con una provetta che con Brad Pitt. Un’umiliazione di fronte al quale il maschio medio avrebbe abbracciato la fede shintoista e sarebbe sparito tra gli altopiani giapponesi, e invece Brad le rimane accanto e pure col sorriso. E sorride pure quando gli dicono che sono due gemelli, che dopo una breve occhiata al pallottoliere-prole, significano sei figli in tre anni. Oddio, sorride. A dirla tutta Brad comincia a sembrare un po’ stanco. Si fa crescere la barba, il capello è lungo e anche leggermente unto, ma del resto, tra sei figli e la sciura che oggi è in India per l’Unicef e domani è in Turchia per le Nazioni Unite, non ha neanche più il tempo di farsi uno shampoo, ‘sto poveretto. Lui la accompagna alla giornata mondiale dei profughi e il profugo sembra Brad. A cambiare però, è anche la Jolie. La bomba sexy, da quando s’è accasata, è sempre struccata e con le ballerine d’ordinanza. Le curve da femme fatale si sgonfiano e le foto delle sue braccia smagrite e con le vene in rilievo che manco un culturista russo, fanno il giro del mondo. Mai uno scatto della famiglia al mare, di Brad che improvvisa un torneo di bocce su sabbia, di Angelina che fa shopping. Al massimo, tutti insieme, li vedi in qualche rara foto in cui arrivano in aeroporto con zaini, peluche, bottiglie d’acqua e facce sfatte da jet lag e vagito selvaggio . E ora, l’ultimo atto. Angelina, quella che girava con la fialetta al collo col sangue dell’ex, ha preteso, dal povero Brad, il brillocco di fidanzamento come una borghesuccia qualunque. E il matrimonio. Ci ripensasse, Brad, prima che gli chieda anche l’abbonamento a Sky Family, la station wagon con le tendine di Winnie Pooh e lettino e ombrellone a Capalbio. Fossi in lui, tornerei da Jennifer. Sarà stata racchia, ma con lei restava “Brad”. Con la Jolie pure l’onta di farsi chiamare “Brangelina”: l’uomo più figo del mondo ridotto alla dignità di una Winx.

Vanessa Incontrada e la solita manfrina sulla tv

Vanessa Incontrada rilascia l’ennesima intervista in cui si lamenta della tv che vuole solo donne belle e sceme. Ora. Ma quanto deve andare ancora avanti la Incontrada con ‘sta storia della tv mondo crudele che schifa le chiattone in favore delle belle e sceme? Le bruttine intelligenti dovrebbero sentirsi rappresentate da lei? A me Vanessa è pure simpatica, ma nel ruolo della portavoce delle cesse emarginate dalla tv non è credibile. A 17 anni faceva già la modella, non s’è mai risparmiata in tema di nudità e co…pertine di riviste maschili, ha sfilato sulle passerelle e improvvisamente, quando mette su chili in gravidanza, scopre che quelli che fanno tv guardano male il suo girovita? Certo che ti guardano male, in tv ci sei arrivata perchè sei gnocca, mica perchè hai un master in filologia comparata. E mica volevi condurre Voyager, hai iniziato con Nonsolomoda. E quando ti davano un programma in tv solo perchè eri gnocca e “straniera” ti stava bene. Chissà quante avevano fatto provini con te, magari più in gamba e preparate, ed erano state scartate perchè Vanessa Incontrada era più gnocca. E’ la legge di certi programmi di intrattenimento. Dura lex, ok, ma è la legge dello spettacolo. Se il sistema non ti piace, non ti piace manco quando sei gnocca, non quando ti preferiscono quella con dieci chili o dieci anni in meno. In più, e non è poco, nessuno t’ha scippato Zelig. L’hai continuato a condurre pure con la taglia 46, quindi vuol dire che bravura e simpatia ti sono state ampiamente riconosciute. Ergo, la finiamo di stracciare i maroni?